Incontro con Enrica Roddolo, autrice del volume “Carlo III. Il cuore e il dovere del Re”

Milano. “Un re entrato nella parte “sottovoce”, ma pronto a sorprendere. Il suo problema? È un sovrano con un (chiaro) punto di vista, con opinioni nette, su molti temi d’attualità. Un suo limite, per i detrattori. La sua forza, a ben riflettere”, scrive Enrica Roddolo, giornalista del Corriere della Sera che firma la biografia del nuovo Re “Carlo III. Il cuore e il dovere del Re” (Cairo editore).

L’abbiamo incontrata e intervistata.

Pronto a sorprendere, perché?

Perché Re Carlo si lascia alle spalle una gioventù e un’infanzia complesse, la guerra sentimentale con la moglie Diana, la passione per l’amore di una vita, Camilla sposata nel 2005 e da ultimo le accuse del figlio Harry, lo scandalo del fratello Andrew e la sfida di raccogliere l’eredità da Elisabetta II. Senza dimenticare che nei lunghi anni di attesa come principe di Galles anziché aspettare semplicemente il suo turno, ha impiegato le sue energie per lanciare progetti a sostegno dei ragazzi svantaggiati, delle comunità più fragili. Anche per far passare la sua idea di architettura forte di una salda passione storica. L’ho conosciuto fra gli stucchi dorati della Fenice di Venezia, con altri ospiti invitati a un cocktail in onore dell’allora principe di Galles con la duchessa Camilla e, parlandogli della Biennale, lui si aprì in un sorriso. E iniziò a elogiare la meraviglia dei Canaletto e delle vedute veneziane che l’incantavano, bambino, mentre correva per i corridoi di palazzo. Conosceva la nostra arte come se fosse nato tra le calli. E ne discuteva con la competenza e il trasporto di un esperto.

Sono famose le sue stoccate alle archistar, in difesa invece di un’architettura tradizionale. Carlo è solo un nostalgico del passato in architettura?

Al contrario, la sua idea di bellezza architettonica va sempre letta come ricerca di un’armonia che poi va oltre il mero senso estetico. Infatti, se riguardiamo le parole di Carlo dieci o vent’anni fa quando era solo principe di Galles, ritroviamo molti spunti poi portati avanti negli anni a venire dalla società contemporanea.

Qualche esempio?

Carlo ha sempre suggerito di mantenere o ristrutturare gli edifici esistenti, di assicurare più accessi per i disabili, come pure l’importanza di prevedere dei momenti di consultazione pubblica sugli sviluppi urbani. Tutti temi quasi scontati oggi ma che l’allora principe di Galles lanciò come provocazione decenni fa. Con la stessa capacità di visione lunga dimostrata presagendo già cinquant’anni fa la deriva del climate change.

A proposito, il libro racconta anche il Re artista.

Sì, fu lui con il padre Filippo a seguire in prima persona i lavori di ristrutturazione del castello di Windsor dopo l’incendio che lo distrusse in parte nel 1992. Condividevano la stessa passione non solo per la storia dell’arte ma anche della pittura o meglio dei dipinti ad acquarello. Una passione che oggi pare continuare con il piccolo George, figlio di William. Carlo ha esposto in passato anche alla summer exhibition della Royal Academy firmandosi con il nom de plume Arthur Carrick, che altro non è se non uno dei suoi tanti nomi e titoli.

Grazie Enrica e a presto per il tuo prossimo libro che certamente sarà, come sempre, affascinante e coinvolgente.

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