“Il Vajont di tutti, riflessi di speranza”: focus sul rapporto tra uomo e natura ricordando la tragedia del 1963

Bologna. «Ognuno ha il “suo” dolore. La storia del nostro Paese è piena di vicende non risolte, nascoste, occultate; storie senza pace e senza giustizia, in cui a rimetterci sono gli ultimi, la gente comune e a soccombere è l’uomo con tutta la sua umanità. A volte è proprio questo dolore che crea partecipazione e, quasi inspiegabilmente, unisce tutti, in una comunità allargata, solidale, stimolata da fatti che, più di altri, ci colpiscono e ci chiamano in causa. Ognuno ha il “suo” dolore. “Il Vajont”, nella storia delle mie origini friulane, è il mio». Commenta con queste parole l’attore e regista Andrea Ortis il suo spettacolo “Il Vajont di tutti, riflessi di speranza”, proposto al Teatro Celebrazioni di Bologna giovedì 14 dicembre alle ore 21.00. La pièce teatrale è una sorta di viaggio nel tempo, avvincente e carico di tensione; un omaggio dedicato alla vicenda del Vajont, in occasione del 60esimo anniversario della tragedia in cui morirono circa 2000 persone tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Tra teatro di narrazione, musica e proiezioni video, Ortis guida il pubblico in un percorso a ritroso, verso gli accadimenti processuali, i retroscena della disgrazia e le ragioni che la determinarono. L’impianto visivo fa da supporto storico documentale di assoluto valore che, accompagnando tutto il tracciato del racconto con una ricostruzione dettagliata dei fatti, agevola la comprensione e l’ascolto. Accanto allo scenario storico del secondo dopoguerra, ci sono inoltre le dinamiche geopolitiche della rinascita, la rivoluzione musicale e di costume, quella tecnologica e civile. A fianco a Ortis, che fa da narratore, sul palco Michele Renzullo interpreta l’Ingegnere Carlo Semenza e a Selene Demaria è affidato il ruolo della giornalista Tina Merlin. Elisa Dal Corso, Mariacarmen Iafigliola e Jacopo Siccardi vestono i panni dei tre fratelli appartenenti a una famiglia di montagna, che si cimenteranno anche con il canto, intonando brani di autori in voga negli anni dell’accaduto, ma non solo, quali Beniamino Gigli, Elvis Presley, I Beatles, Mina, il Trio Lescano e Adriano Celentano. Lo spettacolo vede le scene di Gabriele Moreschi, le luci di Virginio Levrio e i video di Mariano Soria. Il suono è a cura di Francesco Iannotta e l’arrangiamento musicale di Francesco Cipullo. “Vajont di tutti, riflessi di speranza” rende presente un avvenimento che, pur essendo parte di un recente passato, dichiara tutta la sua drammatica attualità nel profondo e complesso rapporto tra uomo e natura. «La storia del Vajont è la storia di tutti, un monito attualissimo che parla alle nostre coscienze, richiamandoci al ruolo di ospiti in questo pianeta, non di padroni – afferma Ortis. Solo riconoscendo i nostri limiti e i nostri errori, solo presentando la verità possiamo immaginare una ripartenza che si fondi sulla capacità dell’uomo di credere in un bene comune».

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