Un pizzico di Algeria al Festival “Armonie d’Arte” con la Compagnie Hervé Koubi

Borgia. Elegante rendez-vous questa sera sabato 22 al festival Armonie d’Arte con la poetica densa di verve del francese Richard Galliano, considerato da molti il miglior interprete di Astor Piazzolla. In questa attesa esibizione lo attende un programma particolare, arguto, fascinoso, sponda ideale tra generazioni e stili musicali, geografie e culture. Insieme all’eclettico Massimo Mercelli (a lungo al fianco del compianto Ezio Bosso) e al raffinato Quintetto dei Solisti Aquilani, Galliano condurrà la platea in un canovaccio che racconta di un sound raffinato che recupera e si fonde con quello stile melodico francese immediatamente riconoscibile nel suo spirito popolare eppure colto. Un crocevia di declinazioni diverse che annullerà le distanze tra generi, da una parte evocando il “new tango” di Piazzolla, dall’altra riallocando la sua esperta maestria nel solco dell’ortodossia classica, recuperando la sua anima jazz e rigenerando il valzer musette con quel taglio intimo e ardito della cosiddetta “new musette”, di cui è l’esponente più accreditato.

Tra le compagnie di danza più interessanti della scena internazionale, domenica 23 (replica lunedì 24) arriva la Compagnie Hervé Koubi, ensemble completamente “mediterraneo”, con interpreti provenienti da Francia, Italia, Palestina, Bulgaria, Marocco, Algeria, Israele.
Il coreografo-direttore, di origine algerina, in parallelo con studi in biologia e farmacia, si è dedicato alla danza, formandosi al Centre International de Danse Rosella Hightower de Cannes e poi all’Opéra de Marseille. A Scolacium presenta la coreografia “Les nuits barbares ou le premiers matins du monde”. Un’opera dedicata al tema dell’origine della cultura mediterranea, un lavoro definito dalla stampa internazionale “spettacolare, sublime, e superlativo”.
Con questo spettacolo, il coreografo franco-algerino Hervé Koubi ha concepito un gioiello che unisce la potenza ipnotica della parata da guerra e la precisione del balletto classico, portando agli occhi del pubblico ciò che di più affascinante c’è nell’incontro fra culture e religioni. Hervé Koubi, ballerino-coreografo dal rapido successo in tutto il mondo, riscrive, con il linguaggio della danza, una storia millenaria portando sul palco la paura ancestrale dello straniero, dell’altro da sé, per rivelare infine la raffinatezza delle culture “barbare”. Non lavorando sulla narrazione, ma sugli ambienti, sulla presenza della “carne” e la potenza delle immagini, la compagnia si trasforma da esercito di guerrieri a corpo di ballo o coro d’opera. I danzatori fanno vorticare le loro gonne come dervisci, brandendo lame e coltelli al suono della musica sacra di Mozart e Fauré, mescolata con ipnotiche melodie tradizionali algerine, dialogando con il patrimonio musicale e spirituale dell’occidente; la loro sensualità virile e la loro energia mozzafiato evocano un’umanità intera di barbari: Persiani, Celti, Greci, Vandali e Babilonesi, quasi delle apparizioni da tempi remoti e oscuri, che hanno influenzato quel grande crocevia di culture che è il Mediterraneo. Un’interazione stilistica, dove trovano posto persino la breakdance e l’hip hop, profonda e nello stesso tempo travolgente. Hervé Koubi solleva le ombre dalle notti barbare per mostrare l’alba di una cultura condivisa, svela il sommerso e si nutre di tracce, in un’esplorazione potente e carismatica. “Les nuits barbares” svela il sommerso e si nutre di quelle tracce che hanno costruito la bellezza.
Afferma Koubi: “Ho passato cinque anni fra l’Algeria e la Francia, da una parte all’altra del Mediterraneo e mentre tentavo di ritrovare la memoria delle terre dei miei antenati, in Algeria, ho formato una compagnia di tredici danzatori, compagni d’arte che amo chiamare fratelli ritrovati, testimoni di una storia perduta, e con loro sono ripartito per disegnare i contorni di una nuova avventura, per trovare le risposte al mistero delle nostre, comuni, origini”.

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