“Jingle Bells”, la singolare storia dell’iconico brano natalizio

Polo Nord. In questo periodo risuonano ovunque tante musiche tipiche dei giorni di Natale, di origini sacre o meno. e non tutte ideate per accompagnare le feste natalizie. Una delle più celebri è senza dubbio “Jingle Bells” e, proprio perché si tratta del brano di Natale per antonomasia, la sua storia risulta decisamente singolare.
“Jingle Bells” fu scritta nel 1850, alla Simpson Tavern di Medford, nel Massachusetts, da James Lord Pierpont, nato a Boston nel 1822 e zio del noto finanziere J. P. Morgan. Fu pubblicata con il titolo “The One Horse Open Sleigh” nel settembre 1857 e pare che fosse un brano creato per celebrare la festa del Ringraziamento, in particolare destinato al coro di una scuola.
Nonostante non avesse alcun collegamento specifico con il Natale, sembra che sia stato associato alle musiche natalizie negli anni ’60 e ‘70 dell’Ottocento. Si può ipotizzare che il legame con il Natale dipenda proprio dal titolo che letteralmente significa “campanellini”. Il brano evoca infatti il tintinnio dei campanellini che poi, nell’imaginario collettivo, è stato agganciato alle campanelle delle renne di Babbo Natale.
Tuttavia, è solo un’ipotesi perché il testo della canzone parla di corse con le slitte ed il titolo originario si riferisce proprio ad una slitta trainata da un solo cavallo (appunto, “The One Horse Open Tavern”). Infatti, si può osservare come il ritmo della melodia imiti proprio quello dei campanelli di un cavallo al trotto. Addirittura, si è anche ipotizzato che il “tintinnio” dei campanellini di cui parla il brano sia una metafora per indicare il rumore del ghiaccio nei bicchieri dei bevitori di whiskey. Insomma, è sicuramente un brano realizzato per accompagnare dei festeggiamenti.
Lo storico della musica James Fuld ha evidenziato come la parola “jingle” nel titolo e nella frase di apertura sia apparentemente un verbo imperativo. Infatti, in inverno nel New England, prima dell’avvento dell’automobile, era frequente adornare i cavalli con cinghie munite di campanelli per evitare collisioni agli incroci ciechi, poiché una slitta trainata da cavalli nella neve non produceva quasi nessun rumore percepibile dall’orecchio umano. In sostanza, questi campanellini svolgevano la funzione dei più moderni clacson.
Non si contano le versioni e le registrazioni di “Jingle Bells”, da Glenn Miller a Benny Goodman, passando per Les Paul, solo per citarne alcuni. Il legame con l’atmosfera natalizia è probabilmente sugellato da Bing Crosby e dalle Andrew Sisters che insieme, nel 1943, hanno realizzato la versione della canzone oggi più conosciuta.
“Jingle Bells” è stato anche uno dei primi brani ad essere trasmesso dallo spazio. Il 16 dicembre 1965 gli astronauti Tom Stafford e Wall Schirra, nell’inviare il loro report al centro missioni nell’ambito della spedizione Gemini 6, dichiararono di aver avvistato un oggetto volente che seguiva l’orbita polare e viaggiava a bassa quota. A quel punto iniziarono ad intonare una versione di “Jingle Bells” con un’armonica e dei campanellini.

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