Maria Gabriella Cianci ripercorre la sua carriera e svela i sogni nel cassetto

Foggia. Di bambini prodigio ne è pieno il mondo e tra questi è possibile includere il grande Amadeus Mozart. Ma anche la contemporaneità ci fornisce grandi sorprese nel panorama musicale, una di queste è il Maestro Maria Gabriella Cianci, pianista, cantante, docente, una vocalità assoluta nel suo genere.

Come ha iniziato lo studio della lirica?
Ho iniziato come bambina prodigio. A 7 anni mi sono avvicinata allo studio del pianoforte, a 11 anni, da sola, scopro la voce naturalmente impostata. All’età di 15 anni faccio il mio primo debutto nel ruolo di Zerlina del “Don Giovanni” di Mozart al Teatro Umberto Giordano di Foggia.

Chi sono stati i suoi insegnanti e quando si è sentita padrona della sua tecnica e della sua voce?
Gli insegnanti che più ricordo con piacere sono Elio Battaglia che mi insegnava “tecniche vocali diversificate nei generi”, lied tedesco e oratorio; Margareth Hayworthy mi formava sulla vocalità barocca da camera per opera e concerto; Romolo Guglielmo Gazzani mi preparava per lo stile dell’opera del romanticismo italiano; Carlo Frajese mi istruiva per gli stili vocali ed esecutivi.
All’età di 20 anni mi sono sentita padrona di me stessa, della mia tecnica e della mia voce.

Come è avvenuto il suo debutto?
Il mio debutto è avvenuto con Carlo Frajese nel ruolo di Mimì della “Bohème” a 22 anni, al Teatro dell’Opera a Roma e al Teatro Verdi di Terni.

C’è un ruolo che ha prediletto nella sua carriera?
Ho prediletto il ruolo più impervio, quello di Lady Macbeth di Verdi. Ruolo difficile che prevede estensione vocale massima che va dal soprano sovracuto al mezzo soprano, alto coefficiente di difficoltà tecnica vocale rispetto ad agilità e accento verdiano.

Lei è fondatrice dell’Accademia Lirica e Pianistica Internazionale “Umberto Giordano”. Come è nato questo progetto?
Sono fondatrice dell’associazione “Bel Canto” nata nel 1996 ma con un pregresso di eventi dal 1992. Festeggiamo i 25 anni di vita dell’associazione “Bel Canto”.
L’Accademia, invece, nasce di conseguenza all’associazione, nel 2015. L’associazione nasce con lo scopo della divulgazione della musica lirica mentre l’Accademia è un circuito parallelo che si sviluppa attraverso il percorso svolto dall’associazione che mette a disposizione tutte le possibilità logistiche e di contatti per giovani artisti, sia cantanti sia pianisti, che ha sempre supportato. Da quest’anno c’è il corso per la formazione di un’orchestra giovanile e un ensemble di solisti cantanti per il repertorio italiano e straniero, da camera e da concerto. L’Accademia è un luogo di formazione in cui vengono prodotti eventi e formati artisti.

Perché l’associazione prende il nome di “Bel Canto”?
“Bel Canto” proviene dal termine “Belcantismo” che è una tecnica vocale che parte dai canti trovadorici del 1300 – 1400 ed arriva fino al 1600 con Monteverdi e Caccini. Questa tecnica vocale prevede espressività, linea morbida dei fraseggi, agilità, tecnica della coloratura fino a Rossini. Nasce dai primi canti gregoriani e si afferma con Handel.

Cosa ne pensa delle giovani leve?
Ci sono due aspetti: uno è la volontà e l’altro è l’umiltà. Se non hanno l’una che accompagna l’altra non possono essere considerati artisti. “Non basta la voce, ma ci vuole la testa”.

Quali saranno i prossimi progetti? E i suoi obiettivi?
Per i progetti, nell’anno 2019 – 2020 è prevista una rassegna del lied oratorio, cenacolo bachiano, con eventi dedicati a Bach, Trittico Mozart – Da Ponte, “Apollo et Hyacinthus”, un’opera sempre di Mozart in latino scritta all’età di 11 anni, repertorio da camera col convegno “Viaggio nell’universo musicale femminile”.
Come obiettivi c’è quello di incidere un nuovo cd de “Gli operisti di Puglia”, accompagnando ciò attraverso ricerche documentate e farle pubblicare.

Ha qualche aneddoto simpatico da raccontarci?
Con il regista Paolo Trevisi, nel “Barbiere di Siviglia”, durante una prova costume in cui c’era la prima della prima per il canale Rai 3 si mandava in onda questa prova. Il regista Paolo Trevisi mi strappa “tutti gli orpelli del costume di Rosina perché ritenuti eccessivi lasciandomi in crine, mutandone e verdugale” guardando come un pazzo verso chi aveva spedito i costumi. Esco in televisione praticamente in mutande!

Ha un sogno nel cassetto?
Avere un teatro tutto mio e far debuttare e suonare tutti i giovani. Tanta Musica!

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