Milano. Dopo sei anni di silenzio discografico, Andrea Laszlo De Simone torna a parlare attraverso la musica con “La notte”, il nuovo singolo uscito venerdì 16 maggio su tutte le piattaforme digitali. Il brano rappresenta il primo tassello di un mosaico ben più ampio e ambizioso: “Una Lunghissima Ombra” (42 Records), il nuovo album di inediti, uscirà infatti dopo l’estate, segnando un ritorno attesissimo che arriva in un momento di grande maturità artistica per il cantautore torinese, reduce dalla prestigiosa vittoria del Premio César per la colonna sonora del film francese “Le Règne Animal”.
“La notte”, brano che lo stesso autore definisce “una delle canzoni più giocose dell’album, ma anche lei proietta le sue ombre”, si apre con un pianoforte delicato e archi sospesi che evocano un’atmosfera nostalgica, quasi cinematografica, con un’eco lontana di “Moon River”. Dopo una manciata di secondi il pezzo si espande: arrivano i fiati, le percussioni, i cori femminili e quel canto retrò che da sempre caratterizza il suo stile, in un pezzo che cattura l’orecchio ma soprattutto l’anima, evocando immagini notturne, sogni, ricordi e desideri.
Il brano è accompagnato da un poetico lyric video girato dallo stesso Laszlo, un quadro in movimento che attraversa la notte come fosse un dipinto impressionista: luci soffuse, ombre incerte, la malinconia che si mescola alla vitalità. Una notte che si dissolve lentamente all’alba ma che resta impressa nella mente come una riflessione profonda sul tempo e l’esistenza.
Questa visione sfuma naturalmente nel progetto più ampio che prende il nome di “Una Lunghissima Ombra”, più che un semplice disco, una doppia opera che unisce musica e immagini. Il 12 maggio, a sorpresa, è apparsa online l’opera visiva omonima: un “poema video” di 67 minuti fatto di inquadrature statiche, paesaggi urbani e naturali, testi meditativi, un vero e proprio flusso di coscienza visivo che accompagna, anticipa e amplifica il contenuto dell’album. In queste immagini trovano spazio il tempo, l’amore, la morte, la guerra, la paura e il futuro: tutte le grandi ombre dell’umanità.
“Una Lunghissima Ombra sono le emozioni intrusive” spiega Laszlo, “pensieri, immagini, ricordi che invadono la mente all’improvviso e che ci isolano dalla realtà. Dubbi, desideri, errori, ansie, sensi di colpa. Credo che sia capitato a chiunque di ritrovarsi in quella bolla che si crea quando i pensieri ci attraversano…”. È in questa dimensione onirica e introspettiva che il nuovo progetto si colloca: un’esplorazione dell’inconscio, una ricerca del senso delle cose.
Nel testo di “La notte”, Laszlo scrive versi che sembrano confessioni intime: “Ed io vorrei tornare al tempo della mia prima voglia, quando si godeva ancora”, un desiderio di ritorno all’innocenza, alla purezza del sentire, che si contrappone alla disillusione adulta. È un viaggio emotivo che molti possono riconoscere come proprio: la notte diventa così metafora di tutto ciò che è celato, irrisolto, ma anche del potenziale di rinascita che ogni buio porta con sé.
Anche la produzione del brano porta la firma personale dell’artista, in quanto è stato interpretato, suonato, arrangiato e mixato in gran parte da Laszlo stesso, con la collaborazione di alcuni fedeli musicisti come Giulia Pecora e Clarissa Marino ai cori e agli archi, Stefano “Piri” Colosimo al flicorno, Simone Garino al sax e Zevi Bordovach al flauto. Un ensemble minimale, ma perfettamente orchestrato, capace di dare forma a un universo sonoro che vibra di autenticità.
A quasi quarant’anni, Andrea Laszlo De Simone si conferma come una delle voci più originali e poetiche della scena musicale italiana, un autore capace di unire musica e immagini, pensiero e sentimento, creando opere che non si limitano a essere ascoltate, ma che chiedono di essere vissute, contemplate, respirate.
Con “La notte” e “Una Lunghissima Ombra”, Laszlo invita il pubblico ad entrare in una dimensione altra, dove ogni ombra ha il suo significato e ogni nota è un passo verso la luce, un’esperienza che promette di lasciare il segno.
Crediti foto: Miseria Nera.