La musica come arte compensativa e riparativa, H.E.R. si racconta a cuore aperto

Roma. Nata a Manfredonia, e giustamente orgogliosa delle sue origini pugliesi, Erma Pia Castriota, in arte H.E.R., sceglie prestissimo la musica e l’arte come compagne di vita, diplomandosi in violino e in scenografia agli inizi degli anni Novanta. Poco dopo esordisce come compositrice delle musiche de “La bottega del caffè”, spettacolo che vede protagonista Leopoldo Mastelloni.
Come violinista, nel 1998, collabora con le Restart alla colonna sonora del film “Viol@” di Donatella Maiorca e con la band Nidi D’Arac per la pellicola “Figli d’Annibale” firmata da Davide Ferrario. Poco dopo gli anni Duemila, incide il primo disco da solista dal titolo “Se avessi te”, il cui brano omonimo verrà scelto come parte della colonna sonora di “Mater Natura” di Massimo Andrei.
Poi l’incontro con il maestro Franco Battiato, che resterà folgorato dalla sua bravura e sceglierà di averla accanto nel 2011 per il progetto “Diwan – L’essenza del reale”.
Numerosissime le collaborazioni con musicisti e cantautori nostrani, incontri che la arricchiranno professionalmente ma ancora di più dal punto di vista umano.
Nel 2020, anno devastato dalla pandemia, H.E.R. ha avuto la sua consacrazione come artista dinanzi al grande pubblico, ha infatti vinto il contest “Voci per la libertà / Una canzone per Amnesty” nella sezione emergenti, ed è risultata tra gli 8 vincitori di “Musicultura”.
Un percorso che appare costellato di gioie, come effettivamente è stato, ma accanto alla crescita come artista H.E.R. ha affiancato un percorso ben più complesso che ha riguardato la sua identità di genere. Erma Pia, infatti, ha compreso da giovanissima che il suo corpo di uomo non rispecchiava affatto la sua personalità di donna decidendo così di intraprendere il viaggio che l’ha condotta al cambio di genere. Una scelta in cui, per fortuna, è stata appoggiata pienamente dalla famiglia.
Abbiamo incontrato virtualmente H.E.R. per farci raccontare direttamente da lei i successi collezionati nel tempo e per scoprire qualche dettaglio in più sulla sfida che l’attenderà a breve, è infatti tra i candidati de “La Squadra per la Musica”, lista che si presenta per le imminenti elezioni del Nuovo IMAIE.
Ma con H.E.R. abbiamo affrontato anche un tema necessario quale il DDL ZAN, perché conoscere le battaglie ascoltando la voce di chi le ha vissute sulla propria pelle ci aiuta a capire meglio quanto sia indispensabile il riconoscimento dei diritti umani.
Ecco le sue parole.

Sei diplomata in violino ed hai collaborato con artisti straordinari come Franco Battiato, Lucio Dalla e Teresa De Sio. Ti chiedo, pertanto, quando hai compreso che la musica sarebbe diventata la tua strada e, soprattutto, cosa ti ha trasmesso ognuno di questi cantautori?

Ho scoperto il violino quasi per caso, cadendo dalle scale della scuola di musica alla quale mi iscrissi per studiare pianoforte: cambiai idea improvvisamente, così, in modo tragicomico. Dalle cadute, del resto, ci si rialza sempre.
Ho capito che sarebbe stata la mia strada quando udii per la prima volta (a 22 anni) la mia musica originale per un debutto a teatro con Leopoldo Mastelloni: mi sentii molto orgogliosa del risultato, fu il mio primo lavoro da professionista.
Ho avuto la fortuna di lavorare con grandissimi artisti, volendo abbinare a loro delle parole chiave potrei dire: BATTIATO / EVOLUZIONE, ARIA IMPALPABILE, PENOMBRA, ANDROGINO, SALOTTO MEDITERRANEO.
Con lui mi vidi per la prima volta al Teatro Curci di Barletta: stavamo suonando “l’Ombra della luce”, lui entrò all’improvviso ed io mi emozionai così tanto che piansi: indimenticabile!
DALLA / MARE, ONDA, GENTE, GIOCO, MISSION, RELIGO. Ho sempre considerato Lucio Dalla un uomo di mare, del resto il suo legame con la mia terra (Manfredonia ed Isole Tremiti) lo conferma! Abbiamo condiviso un’esperienza bellissima e, dopo soli 20 giorni dall’ultima data al Petruzzelli di Bari, lui andò via, così, senza avvisare, quasi per scherzo. Lui scherzava tanto ed era davvero divertente, oltre ad essere un grandissimo musicista era amante dell’arte, casa sua era una pinacoteca ed io ero inebriata da tutta quella bellezza!
DE SIO / FEMMINA IN MUSICA, BRIGANTESSA, CORAGGIO, DUREZZA, MAGNIFICA LENTEZZA A SUD DEL SUD.
La mia esperienza con Teresa De Sio è stata profondissima ed estremamente viscerale, è stata un mio punto fermo nella mia formazione e lei ha scommesso e creduto in me anche dopo il mio cambiamento di genere. Sono stata con lei su tantissimi palchi sia da ragazzo che da donna. Teresa è una cantautrice fedele a se stessa come poche. NAPOLI la rappresenta in tutto perché come lei è sensuale, femmina, ma anche ruvida all’occorrenza! Innamorata ma anche fieramente guerriera, fatta da mille popoli e mondi che si mescolano in modo meraviglioso: in Teresa ho anche ammirato la sostanza della scrittura nelle sue canzoni, non posso che adorarla!

Circa venti anni fa è iniziato il cammino che ti ha condotta al cambio di genere. Una scelta maturata nel tempo e nella quale sei sempre stata sostenuta dalla tua famiglia. Quanto ha inciso il tuo percorso personale nel tuo lavoro?

A soli 11 anni io feci coming out in famiglia dicendo che mi sentivo una bambina: fu una bomba che deflagrò in modo molto violento, mettendo a dura prova tutti: loro nel ruolo di genitori ed io nella resistenza di dover affrontare un conflitto con me stessa: fu una cosa molto pesante ma, alla fine, l’amore non fu mai messo in discussione…sono stata fortunata!
Se non fossi stata una transgender forse non sarei nemmeno stata un’artista! Penso che essere stata percepita, in tutta la mia adolescenza, come un’outsider dagli altri mi abbia aiutato tantissimo a concentrarmi su altro: sullo studio della musica e delle arti figurative, era quasi arte compensativa e riparativa, dunque necessaria! In termini pratici la mia storia ha contribuito, a volte, a non avere alcune opportunità, ma è anche vero che spesso la mia specificità mi ha resa subito molto riconoscibile.

Lo scorso 17 maggio – giornata internazionale contro l’omofobia, transfobia e bifobia – è uscito il tuo nuovo singolo intitolato “Voglio essere felice”, un brano profondamente attuale. Inoltre, in queste settimane l’Italia si sta confrontando con il DDL ZAN e molti artisti, penso in primis a Fedez, hanno giustamente deciso di schierarsi a favore di questi temi. Ci piacerebbe avere anche una tua riflessione in merito.

In questi giorni ho fieramente suonato in Piazza del Popolo a Roma, in occasione della mobilitazione Nazionale per la legge Zan e molto di più, “non un passo indietro”, per dare il mio sostegno alla causa che, personalmente, approvo in pieno: solo i grandi cambiamenti hanno avuto grossi ostacoli nella storia, ma sono certa che tutta la gente che non riesce ad accettare queste rivoluzioni oggi ci ringrazierà domani per i loro figli, perché il futuro è già qui!
“Voglio essere felice” è un brano che ha preso ispirazione da alcune frasi che scrissi da adolescente prima di un mio tentato suicidio, le ritrovai un po’ di anni fa e decisi di ridar loro una nuova forma, ribaltando la situazione e trasformandola quasi in un inno alla vita, quasi come cosa acquisita nel tempo e nell’esperienza, con la consapevolezza del buio ma non per questo da identificarsi necessariamente con il dolore.

A partire dal prossimo 22 maggio ti attende una nuova sfida, sei infatti tra i componenti della lista “La Squadra per la Musica” che si candida alle elezioni del Nuovo IMAIE. Cosa ti ha convinta a partecipare?

Il Nuovo IMAIE è stato senza dubbio uno dei protagonisti del sostegno agli interpreti e agli artisti che in quest’era Covid si sono visti depauperati di tutto! Il lavoro è anche istanza identitaria e, grazie e questi aiuti, siamo riusciti quantomeno a limitare i danni!
“La Squadra per la Musica” rappresenta per me il vero fulcro delle elezioni del 22, 23, 24 maggio, perché è composta principalmente da musicisti che scendono in campo da anni nel settore, mettendoci la faccia, esponendosi da sempre in prima persona. “La Squadra per la Musica” rappresenta per me l’innovazione, una vera opportunità per tutti noi di poter cambiare!
Un anno fa, per una combinazione fortuita, ho avuto modo di collaborare con Tommaso Zanello, in arte Piotta, mettendo il violino nel suo brano “La Giostra” (per la colonna sonora di “Suburra”) e ci siamo trovati subito molto bene! Essere nella sua lista è stato naturale, anche perché condivido molto la sua ottica concreta. Poi penso anche che, avendo vinto nel 2020 il contest “Voci per la libertà / Una canzone per Amnesty” nella sezione emergenti, ed essendo stata tra gli 8 vincitori di “Musicultura”, in qualche modo tutto questo mi abbia fatto acquisire visibilità rendendomi così candidabile.

C’è un punto programmatico che ti sta particolarmente a cuore e di cui vorresti occuparti in prima persona?

Sicuramente estendere le ripartizioni dei nostri diritti sul repertorio in digitale! È la cosa più logica da fare: trovo, comunque, ciascun punto importante; forse emotivamente sono legata a quello che prevede il sostegno agli artisti indigenti. Noi non ci rendiamo conto di quanta difficoltà può avere un artista, magari non più giovane, escluso ora definitivamente dal mercato! Non esiste, infatti, a tutt’oggi un sostegno previdenziale facilmente accessibile per gli “artisti”: o fai carriera e diventi ricco o fai la fame per sempre se non hai versato nemmeno sufficienti contributi. Spero che la “La Squadra per la Musica” possa fare il suo lavoro, che possa davvero migliorare lo stato delle cose!

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