Il mondo della danza si tinge di noir nella serie “Tiny Pretty Things”

Chicago. Dimenticate l’edulcorata concezione della danza punteggiata da tutù e scarpette e preparatevi a sconcertanti verità se intendete seguire “Tiny Pretty Things”, la nuova serie che Netflix ha sdoganato sulla propria piattaforma a partire dallo scorso 14 dicembre.
Corpi perfetti, espressioni angeliche, piroette leggiadre, da sempre – per chi lo osserva dall’esterno, il mondo della danza – classica soprattutto, appare avvolto da un’atmosfera incantata che in realtà è solo il prodotto finale di un lavoro durissimo, dove la disciplina è capace di spezzare i talenti più puri quando non sorretti da una volontà di ferro.
Da molti definito teen drama, in realtà “Tiny Pretty Things” di adolescenziale ha ben poco, eccezion fatta per l’età dei protagonisti che sono tutti minorenni. Il nutrito gruppo di ballerini su cui è incentrata la vicenda è composto da talentuosi danzatori che combattono quotidianamente per conquistare il proprio posto nel mondo. La “Archer School of Ballet”, prestigiosa scuola di danza di Chicago, accoglie tra le sue mura il fior fiore delle giovani promesse del ballo ma il nobile fine cela in realtà giochi di potere e battaglie spregiudicate che vi toglieranno il fiato. La storia ha inizio con il tentato omicidio di Cassie Shore, punta di diamante della scuola misteriosamente precipitata dal tetto dell’edificio durante una notte. Le indagini condotte dalla polizia presentano da subito notevoli difficoltà in quanto la vittima ha diversi conti in sospeso: la sete di successo, infatti, ha portato la bellissima Cassie a conquistarsi numerosi nemici rendendo estremamente difficoltosa la risoluzione del caso. Nel corso delle puntate si ha modo di conoscere non soltanto la bravura indiscussa dei protagonisti nel dare forma a coreografie che lasciano sbalorditi, ma soprattutto la loro psicologia e i dissidi che li portano ad avere una vita pubblica apparentemente perfetta che però si nutre dei demoni interiori, quasi come se i tormenti privati fossero linfa vitale per sfoggiare la perfezione assoluta sul palco. Al posto di Cassie arriverà Neveah, ballerina di colore che cela un passato familiare di cui si vergogna la quale stringerà subito amicizia con Shane, ragazzo estroverso ma costantemente in colpa perché nessuna relazione omosessuale riesce a dargli la felicità che merita. Ogni storia che si rispetti è popolata da buoni e cattivi e la malvagia di turno è egregiamente interpretata da Bette, ballerina che brama un ruolo di punta per affrancarsi dall’ombra di Delia, la sorella maggiore diventata ormai un’etoile della danza. La fragile June lotterà a lungo con la madre per restare nella scuola e coronare il suo sogno, Nabil trascorre le sue giornate tra le dure prove di ballo e l’ospedale dove è ricoverata Cassie, la sua fidanzata, Oren si divide tra la storia tossica che vive con Bette e l’ossessione per modellare il suo fisico già statuario, Caleb, invece, è ostaggio di un rapporto malato con una conturbante donna matura. Nel corso dei mesi gli allievi della Archer prepareranno un poderoso spettacolo ispirato alla vicenda di Jack lo Squartatore, diretti dal visionario e misterioso coreografo Ramon Costa, ma nel frattempo scopriranno anche i vergognosi traffici condotti da Madame Dubuois, algida direttrice della scuola.
Una storia avvincente quella narrata da “Tiny Pretty Things” che trae spunto dal’omonimo libro scritto da Sona Charaipotra e Dhonielle Clayton e che ha saputo coniugare la danza con il genere noir offrendo un prodotto finale di altissimo livello. La serie, prodotta da Michael MacLennan, è stata girata nel 2019 ed il finale della prima stagione getta le premesse per un secondo capitolo che sveli i tanti segreti rimasti in sospeso.
I giovani protagonisti hanno tutti un luminoso passato come ballerini alle spalle e per molti di loro questo è il primo debutto come attori. Una prova decisamente superata che però ci lascia poco sorpresi perché la danza è di per sé interpretazione dei sentimenti e delle emozioni mediante il corpo, una forma di recitazione che non si avvale delle parole ma è ugualmente capace di arrivare dritta al cuore.
Taluni hanno definito eccessivamente lunga la serie, composta da 10 puntate ognuna della durata di circa 60 minuti, ma noi, al contrario, riteniamo che questo sia un punto a favore. È grazie alla sua struttura che riusciamo a cogliere le sfumature dei singoli personaggi, ognuno dei quali ha una sua storia degna di essere narrata, senza però distogliere l’attenzione dal punto nevralgico della trama.
No, non ci riferiamo al tentato omicidio di Cassie ma alla danza, disciplina tanto meravigliosa quanto spietata. Ma, come recitava Nietzsche, “Ciò che non mi uccide mi fortifica”, e noi crediamo che non ci sia definizione migliore di questa.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.