Marisa Laurito si racconta: “Sono una trasgressiva ma la disciplina nel lavoro è tutto”

Napoli. Chi opera nel mondo dello spettacolo deve possedere un requisito basilare, ovvero procedere sulla stessa lunghezza d’onda del pubblico creando una sorta di connessione capace di dare luogo ad un’autentica magia. Una caratteristica fondamentale ma non sempre innata. C’è però chi possiede questa dote nel proprio DNA, come Marisa Laurito. La sua verve, la sua simpatia, la sua vivida intelligenza le hanno consentito nel corso del tempo di bucare letteralmente lo schermo, unendo in modo trasversale intere generazioni che in lei riconoscono i tratti salienti della donna partenopea. Le tappe della sua carriera lasciano sbalorditi non solo per i tantissimi ruoli che Marisa ha magistralmente interpretato ma ancora di più per i diversi ambiti in cui la sua bravura ha saputo eccellere senza alcuna difficoltà.
L’abbiamo raggiunta telefonicamente per ripercorrere insieme il suo curriculum artistico e per conoscere le sfide che l’attendono: abbiamo scoperto, anzi, abbiamo avuto la conferma, che Marisa è una donna incredibile, ricca di interessi e con una inesauribile voglia di progettualità perché, come sottolineava giustamente Luciano De Crescenzo, “Gli uomini studiano come allungare la vita mentre, invece, bisognerebbe allargarla”.

Signora Laurito, lei ha deciso all’età di 8 anni che la recitazione sarebbe stata il suo mestiere e l’incontro con Eduardo De Filippo ha in qualche modo suggellato la promessa che si fece da bambina. Qual è stato l’insegnamento più importante che ha appreso dal suo mentore?

Sono due, l’amore per questo lavoro e la disciplina perché Eduardo era molto esigente con gli altri e con sé stesso. Una carriera nella recitazione si costruisce giorno dopo giorno tenendo presente moltissimi aspetti: occorre diventare imprenditori di sé stessi e studiare, migliorare di continuo, incontrare altri artisti con cui raccontarsi facendosi venire idee sempre nuove. Sembra quasi stupido sottolinearlo ma spesso oggi, soprattutto con i reality show, si pensa che questo mestiere si possa improvvisare, ottenendo il successo senza far nulla. Personalmente non mi interessava tanto la popolarità, almeno agli esordi, volevo solo diventare brava. Il vero punto di arrivo credo sia questo.

Negli anni Ottanta ha avuto inizio la sua avventura televisiva, la ricordiamo tra le protagoniste di “Quelli della Notte”, con Renzo Arbore e Nino Frassica, uno show esilarante e in qualche modo precursore dei tempi: è vero che non esisteva una scaletta del programma e che l’improvvisazione era il vostro mantra?

Glielo confermo, “Quelli della notte” procedeva senza copione, avevamo solo un canovaccio su cui lavoravamo un mese prima per definire i personaggi e costruire le loro caratterizzazioni. Una volta capito chi fossero i partecipanti, andavamo a braccio: Renzo (Arbore ndr) ci dava il tema del talk show solo 4 minuti prima della messa in onda. Eravamo atipici, sapevamo improvvisare tutti e ci divertivamo a stupire perché noi per primi volevamo capire quale sarebbe stato l’esito finale. Giocavamo tra noi, il nostro divertimento era il divertimento del pubblico.

Lei ha al suo attivo anche diversi lavori cinematografici, penso alle collaborazioni con Luciano De Crescenzo ma anche a Manfredi e Tognazzi, nomi di spicco nel panorama italiano, senza dimenticare “Tierra Nueva” con Antonio Banderas: c’è un ruolo a cui è maggiormente legata? E se sì per quale ragione?

Guardi, il ruolo che ho interpretato nel film con Luciano De Crescenzo (“Il mistero di Bellavista” ndr) è riconoscibile ancora oggi dal pubblico. Per quanto riguarda il film con Banderas, sottolineo che allora Antonio era famoso soprattutto in Europa, fui proprio io a volerlo in questa pellicola. Furono due mesi intensi in Venezuela e andammo incontro a pericoli quotidiani ma è un ricordo professionale davvero bellissimo.

Torniamo alla televisione. Di recente l’abbiamo vista nella seconda stagione di “Mina Settembre” con Serena Rossi dove ha interpretato zia Rosa: quanto c’è di Marisa in questo ruolo e in cosa differisce invece da lei?

Ciò che ci accomuna è sicuramente la solarità, l’accoglienza, l’amore per la famiglia ma in generale la voglia di occuparsi del prossimo. Sia io che Rosa ci preoccupiamo di coloro che incontriamo perché ci immedesimiamo in loro. La differenza tra noi, invece, è la nostra origine. Io sono una ribelle, oserei dire una trasgressiva, mentre Rosa è borghese. Marisa, invece, ha pensieri che si diversificano da un comune denominatore.

La sua natura poliedrica le ha consentito di esprimersi anche mediante l’arte. Quando ha scoperto il suo amore per la pittura ed il suo talento?

Ho iniziato a dipingere a 16 anni e vendevo i miei quadri per pagarmi le lezioni di recitazione. Mio padre era un appassionato di pittura, presentava i miei lavori alle collettive e ne ho anche vinta qualcuna. Ho partecipato alla Biennale di Venezia, poi per molti anni ho interrotto la mia attività ma questo amore è tornato all’improvviso. Mi occupo anche di scultura e di fotografia, alcuni anni fa ho realizzato una mostra fotografica dedicata all’inquinamento.

In queste settimane la stiamo seguendo su Sky insieme a Mara Maionchi e Sandra Milo con lei protagoniste del programma “Quelle brave ragazze”: siete un bellissimo esempio di complicità tra donne di successo, forti delle loro carriere e ancora con tanta voglia di raccontarsi. Qual è il bilancio di questa esperienza?

Abbiamo vissuto insieme questo viaggio ed abbiamo scoperto di andare molto d’accordo: io sono molto curiosa nei loro confronti perché entrambe hanno avuto un’esistenza piena, in comune abbiamo proprio l’amore per la vita e per le cose belle, sia nel lavoro che nel privato.

Dal 2020 è direttrice artistica del Teatro Trianon e di recente è stata riconfermata per il triennio 2023-2025. Una sfida importante, soprattutto in questi anni così difficili per la cultura a causa della pandemia. Quali traguardi si è prefissata per questo secondo mandato?

Nel corso del primo mandato abbiamo realizzato cose incredibili, nonostante la pandemia: abbiamo aperto il Polo della Musica Napoletana, una vera e propria stanza delle meraviglie, una realtà immersiva e virtuale dove si può vivere ed ascoltare per 20 minuti questa musica stupenda. A breve, invece, apriremo la Stanza delle Memorie, una mia idea curata dal Professor Scialò. In questi ultimi tre anni abbiamo accolto il Premio Oscar Nicola Piovani, Noa, in primavera avremo Stefano Bollani ed abbiamo avuto il piacere di ospitare anche giovani straordinari come Roberto Colella (frontman de La Maschera ndr). Al Teatro Trianon, inoltre, abbiamo avuto due serate trasmesse su Raiuno, una dedicata ad Enrico Caruso ed un’altra a Sergio Bruni. Nei prossimi tre anni continuerò a promuovere la canzone napoletana e, soprattutto, a corroborare il quartiere Forcella affinché il Trianon diventi sempre più un polo culturale amato dal pubblico e, in modo particolare, dai giovani.

Crediti foto: Carlo Bellincampi.

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