“Il lago dei cigni”, la storia di Odette e Siegfried protagonista al Teatro Verdi di Salerno

Salerno. Ha avuto inizio da circa un mese la nuova stagione lirica del Teatro Verdi di Salerno, un ricco calendario di eventi dedicati all’opera e al balletto senza trascurare i concerti.
Forte della sua antica tradizione, la fondazione infatti risale al XIX secolo, il Teatro Verdi mostra un’architettura che strizza l’occhio alla Scala e al San Carlo ma il piccolo gioiello salernitano ha comunque una sua fisionomia ben definita.
Il 6 e il 7 maggio il palco del Verdi ha accolto il Balletto Nazionale di Sofia che ha portato in scena un’autentica gemma della tradizione della danza classica: “Il lago dei cigni”.
La storia prende il via nel castello del principe Siegfreid che ha appena raggiunto la maggiore età. La madre del giovane spiega al figlio che è giunto il momento di scegliere una sposa e l’imminente ricevimento sarà l’occasione propizia. Cala la notte, il principe esausto si addormenta e sogna il viso della fanciulla di cui si innamorerà ma ben presto arriva l’alba e Siegfried deve recarsi a caccia. La notte seguente il giovane, mentre vaga nei pressi di un lago, nota dei bellissimi cigni che nuotano ed uno in particolare attira la sua attenzione: la decisione è immediata, il principe prende la mira per colpirlo ma il cigno si trasforma in un’avvenente fanciulla. Odette, questo il nome della ragazza, narra al principe che uno stregone ha trasformato lei e le sue compagne in cigni e che solo di notte l’incantesimo si dissolve consentendo loro di tornare ad assumere sembianze umane.
Siegrfied, profondamente commosso dalla storia, decide di uccidere il mago ma Odette gli spiega che c’è un unico modo per farlo: solo un amore profondo e incondizionato potrà mettere fine alla vita dello stregone e al suo sortilegio.
Il giorno successivo il principe dovrà scegliere la futura moglie ma in cuor suo il giovane spera che Odette si presenti al ballo. All’improvviso sopraggiunge al castello il mago Rothbart accompagnato da Odile, una ragazza che somiglia in modo impressionante a Odette. Siegfried viene tratto in inganno e solo il volto di Odette che compare fugacemente alla finestra impedisce che la maledizione si compia. Siegfried si precipita al lago e spiega all’amata quanto accaduto. Rothbart, furente per essere stato scoperto, tenta di ostacolare i due innamorati ma il duello finale vede il trionfo del principe che può finalmente suggellare il suo sogno d’amore con Odette.
Rappresentato per la prima volta nel lontano 1877, “Il lago dei cigni” è uno dei balletti più famosi a livello globale. Le celeberrime musiche firmate da Čajkovskij nello spettacolo andato in scena a Salerno si avvalgono delle coreografie di Oleg Danovski: il corpo di ballo di Sofia, diretto da Marta Petkova, si distingue per la sapiente tecnica e per l’interpretazione convincente. Nella rosa dei danzatori brillano i solisti, in particolar modo Tsetso Ivanov, ovvero il principe, Rothbart, ossia Frederico Pinto, e Francesco Congiusti nel ruolo del buffone. Menzione speciale per Odette, interpretata dall’eterea Marta Petkova, che osa sfidare la gravità rendendo ogni singolo passo un autentico piacere per gli occhi, dissimulando alla perfezione lo sforzo fisico che uno spettacolo del genere richiede.
Il balletto in due atti, della durata di oltre due ore, si caratterizza per un crescente pathos; eccezion fatta per qualche trascurabile sbavatura dovuta alla comprensibile tensione del palco e alla concentrazione richiesta per portare in scena uno spettacolo così poderoso, si può assolutamente affermare che l’evento prospettato dal Teatro Verdi non ha nulla da invidiare a location più blasonate.
Il fascino che continua ad esercitare la storia di Odette e Siegrfried a distanza di secoli risiede sicuramente nel trionfo dei buoni sentimenti e del lieto fine, perché nell’amore tra i due giovani e nella lotta contro il male ogni essere umano vede la trasposizione dei sogni e dei desideri che lo animano.
L’atmosfera fiabesca non indulge alla stucchevolezza ma risveglia il nostro lato più intimo alimentato dalla speranza che la purezza del cuore sia l’unica strada per conseguire la propria felicità.

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