Al Teatro Eliseo l’emblematico monologo di Alessandro Baricco: “Novecento”

Roma. Dal 2 al 18 aprile, al Teatro Eliseo, va in scena “Novecento” di Alessandro Baricco. È uno dei monologhi più famosi degli ultimi due decenni e quella attuale è la sua “Stagione dei 25 anni”. Dopo il debutto al Festival di Asti nel 1994, sono ormai oltre 500 le repliche e più di 200 mila gli spettatori che hanno assistito a questo spettacolo divenuto un “cult” della scena italiana e riallestito oggi dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale con la collaborazione produttiva di Art Quarium.

“Novecento c’est moi. Novecento sono io”, dice Eugenio Allegri che da un quarto di secolo, diretto da Gabriele Vacis, racconta la storia di Danny Boodman T. D. Lemon, alias Novecento, il pianista creato dalla penna di Alessandro Baricco, scrittore tra i più tradotti al mondo, autore di questo testo per il teatro che ha superato il milione di copie vendute ed è diventato un film interpretato da Tim Roth per la regia di Giuseppe Tornatore, “La leggenda del pianista sull’oceano”.

Allegri ridà nuovamente vita al suo personaggio più emozionante, il musicista jazz che dal Virginian, il grande transatlantico dal quale non scende mai, riesce a cogliere l’anima del mondo. Un alter ego incontrato per la prima volta nell’estate del 1993 quando – ricorda l’attore – nel cortile di casa Vacis, nei giorni tra la fine di agosto e gli inizi di settembre, mentre il barbecue “scotta” pezzi di mucca ancora padrona delle proprie facoltà mentali, un autore e un attore palleggiano abilmente con un regista al palleggio meno avvezzo al punto che quando arriva tra i suoi piedi, la “pelota” schizza con rimbalzo fulmineo verso luoghi inaccessibili anche per la mente… ma a quel punto sono pause calcistiche congeniali a rifiatare e a porre la questione principe: “Allora, cosa dite? ‘Sto pianista scende dalla nave, sì o no?”. Il regista e l’attore si guardano perplessi come dire: “È lui che è pagato per scrivere…”. La giornata poi scorre aiutata da sorsi di buon vino e verso sera prima di salutarci: “Tieni Baricco, ti lascio questo quaderno di appunti su un testo teatrale che non ho mai scritto e questa dedica allo spettacolo Novecento e mille che ho fatto con De Berardinis nell’86; ci sono dentro un po’ di cose che penso dell’arte e del teatro. Adieu! Bon travail”. Quattro mesi dopo, il 27 gennaio 1994, arrivano di ritorno da Parigi le prime folgoranti pagine di Novecento, monologo teatrale… è fatta… si va.

Collaudata dal tempo e dalle repliche, la vicenda leggendaria del grande pianista jazz che vive in simbiosi con il piroscafo sul quale è cresciuto, incapace di staccarsene, è diventata un classico. Eugenio Allegri si cala nel ruolo con la disinvoltura di chi lo possiede pienamente: Quando mi ritrovai tra le mani la storia fui sopraffatto dall’emozione. Avevo le lacrime agli occhi. Dopo tutto questo tempo “Novecento” mi è entrato talmente dentro – confessa Allegri – che non mi richiede più alcuno sforzo. Lo recito quasi più per me, devo ammettere, che per il pubblico.

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