Nel Giardino Romantico di Palazzo Reale va in scena “Il Colloquio”

Napoli. Domenica 12 luglio alle ore 21, nel Giardino Romantico di Palazzo Reale, Collettivo LunAzione e Fondazione Teatri di Napoli – Teatro Bellini presentano “Il Colloquio”, progetto e regia a cura di Eduardo Di Pietro, con Renato Bisogni, Alessandro Errico e Marco Montecatino. Lo spettacolo rientra nel programma della tredicesima edizione del Napoli Teatro Festival Italia, la quarta diretta da Ruggero Cappuccio, realizzata con il sostegno della Regione Campania e organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Alessandro Barbano e la giovane compagnia ritorna nella Sezione Osservatorio del festival.
Come dichiara il regista Di Pietro: “Dopo la vittoria del Premio Scenario Periferie 2019 e le repliche a Milano, Roma, Bologna, siamo entusiasti di portare questo lavoro finalmente nella nostra città. “Il Colloquio” si ispira proprio a Napoli, al Sud Italia: parte da donne legate al carcere, in condizioni di marginalità, per affrontare significati comuni a noi tutti. Il Napoli Teatro Festival Italia è un’occasione prestigiosa, a cui seguirà in autunno la stagione del Teatro Bellini”.
“Il Colloquio” prende ispirazione dal sistema di ammissione ai colloqui periodici con i detenuti presso il carcere di Poggioreale, Napoli. Tre donne, tra tanti altri in coda, attendono stancamente l’inizio degli incontri con i detenuti. Portano oggetti da recapitare all’interno, una di loro è incinta: in maniera differente, desiderano l’accesso al luogo che per ognuna custodisce un legame.
In qualche modo la reclusione viene condivisa all’esterno dai condannati e per le tre donne, che se ne fanno carico, coincide con la stessa esistenza: i ruoli maschili si sovrappongono alle vite di ciascuna, ripercuotendosi fisicamente sul corpo, sui comportamenti, sulle attività, sulla psiche. Nella loro realtà, la detenzione è una fatalità vicina – come la morte, – che deturpa l’animo di chi resta. Pare assodato che la pena sia inutile o ingiusta.
Nel corso delle ricerche ci siamo innamorati di queste vite dimezzate, ancorate all’abisso, disposte lungo una linea di confine spaziale e sociale, costantemente protese verso l’altrove: un aldilà doloroso e ingombrante da un lato e, per contro, una vita altra, sognata, necessaria, negata. La mancanza, in entrambe le direzioni, ci è sembrata intollerabile.

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