Mario Martone racconta il suo “Capri-Revolution”

Roma. Mercoledì 6 marzo alle ore 20,30 il Teatro Palladium ospita per la rassegna “Incontri col cinema” la visione di “Capri-Revolution” (2018), ultimo film di Mario Martone presentato in concorso alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia e in corsa con ben 13 candidature ai David di Donatello 2019. Martone, tra i più acclamati Maestri del nuovo cinema italiano (“Noi credevamo”, “Il giovane favoloso”), introdurrà la visione del film con Vito Zagarrio (Università Roma Tre) e Ippolita Di Majo, con cui ha scritto a quattro mani la sceneggiatura edita da La nave di Teseo (Capri-revolution, Collana Oceani). Sarà presente all’incontro anche Bruno Roberti, autore del recente volume “A distanza ravvicinata. L’arte di Mario Martone” (Pellegrini editore, 2018).

Il film prende spunto dall’esperienza della comune che il pittore Karl Diefenbach creò a Capri tra il 1900 e il 1913, anno in cui morì. Nel film tutto viene rielaborato con la più totale libertà: l’azione viene spostata più avanti, alla vigilia della prima guerra mondiale, e il protagonista lascia la vecchia pelle del pittore spiritualista Diefenbach per tramutarsi in un giovane artista performativo, la cui filosofia deriva dalla scelta di praticare l’arte dentro una radicale rivoluzione umana, in cui il rapporto con la natura diventa centrale.

Siamo nel 1914, l’Italia sta per entrare in guerra. Una comune di nordeuropei ha trovato sull’isola di Capri il luogo ideale per la propria ricerca nella vita e nell’arte. Ma l’isola ha una sua propria e forte identità, che si incarna in una ragazza, una capraia il cui nome è Lucia: giovane e bellissima ragazza del posto, rappresenta la versatilità culturale dell’isola. Nata in un contesto arcaico, sottomessa alla volontà prima del padre e poi, dopo la sua morte, dei fratelli gelosissimi, trascorre le sue giornate a far pascolare il gregge. Ed è così che si imbatte in un gruppo di giovani donne e uomini che ballano nudi sulla spiaggia. Affascinata, ci si avvicina ogni giorno di più, fino a conoscere Seybu, il maestro e ispiratore del gruppo di nordeuropei. Con Seybu e il suo gruppo, Lucia impara a conoscere se stessa, sperimenta il vegetarianesimo, il pacifismo, l’arte, il sesso e soprattutto impara la ribellione, verso la famiglia e verso quei tabù insensati che impongono alle donne un ruolo marginale.

Mario Martone è un regista teatrale, regista cinematografico e sceneggiatore italiano. Inizia la sua carriera artistica nel teatro e allestisce il suo primo spettacolo, “Faust o la quadratura del cerchio”, nel 1976. L’esordio alla regia cinematografica è del 1980 con un cortometraggio sponsorizzato dal Banco di Napoli. Nel 1992, si rivela al grande pubblico con il suo primo lungometraggio, “Morte di un matematico napoletano”, che gli vale il Gran premio della giuria alla Mostra di Venezia. Tra i suoi film ricordiamo “L’amore molesto”, in concorso al Festival di Cannes e vincitore del David di Donatello; “L’odore del sangue”, con Michele Placido e Fanny Ardant; “Noi credevamo”, ispirato all’omonimo romanzo di Anna Banti, che ha vinto nel 2011 il premio Alabarda d’oro per il miglior film e la miglior sceneggiatura; “Il giovane favoloso”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia dove ha riscosso un notevole successo di pubblico e critica. Nel 2011 ha ricevuto il premio per la carriera al Festival de Cine Italiano de Madrid. Fino al 2001 ha ricoperto la carica di direttore artistico del Teatro Argentina di Roma. Dal 2003 è condirettore del Teatro Stabile di Napoli.

Ippolita Di Majo si forma come storica dell’arte del Rinascimento e dell’Età moderna. Ha insegnato nelle Università di Napoli (Federico II, Istituto Universitario Orientale e Suor Orsola Benincasa), di Catania e di Cosenza. Dal 2008 collabora con Mario Martone. Ha svolto le ricerche iconografiche e musicali per il film Noi credevamo (2010), ha lavorato come drammaturgo alla messa in scena delle Operette morali di Giacomo Leopardi (2011), ha scritto assieme al regista la sceneggiatura del film Il giovane favoloso (2014) per la quale è stata candidata al David di Donatello, ha vinto il Ciak d’oro, il Nastro d’argento e il Capri Script Award. I suoi libri sono: Il giovane favoloso, Milano 2014; Raffaello e la sua scuola, Firenze 2007 (Raphaël et son école, Paris 2008); Dal viceregno a Napoli. Arti e lettere in Calabria tra Cinque e Seicento, Napoli 2004; Francesco Curia. L’opera completa, Electa Napoli 2002.

Bruno Roberti è professore di Istituzioni di regia presso l’Università della Calabria, critico e sceneggiatore ha scritto diversi volumi occupandosi di Abbas Kiarostami, Manoel De Oliveira, Toni Servillo, Martin Scorsese, Roman Polanski, Clint Eastwood, Mario Martone e del rapporto tra cinema e paesaggio. È nel direttivo delle riviste “Fata Morgana” e “Filmcritica”, per cui ha scritto numerosissimi saggi. Ha collaborato a sceneggiature per il cinema, ha scritto testi per programmi televisivi e collabora con l’Enciclopedia Italiana Treccani per il settore cinema.

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