Milano. In elegante equilibrio tra leggerezza e profondità, Geppy Gleijeses riporta in scena nella Sala Grande del Teatro Franco Parenti, dal 4 al 9 novembre, il capolavoro di Oscar Wilde “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, cogliendo con acuta sensibilità l’ironia sottile e il meccanismo infallibile della “commedia perfetta”.
Un ritratto brillante e irreverente di una società che si riflette, spesso inconsapevole, nelle proprie ipocrisie, calato in una regia misurata ed elegante che contribuisce a far risaltare un testo che, a più di un secolo dal debutto londinese, conserva intatta la sua vivacità e la sua sottile carica corrosiva.
Lucia Poli dà vita a una Lady Bracknell imponente e irresistibile, perfetta nel restituire – con ironia affilata – le contraddizioni di un mondo ossessionato dalle apparenze.
La traduzione limpida e vivace di Masolino D’Amico, unita a scene e costumi che suggeriscono atmosfere senza mai imporsi, trasformano il salotto borghese e il giardino della Manor in luoghi ambigui, eleganti e pieni di insidie dove prende corpo il gioco irresistibile di Wilde: un intreccio di identità fasulle, verità taciute e battute fulminanti che continua a parlarci con sorprendente freschezza.


