“Le Serve”, la storia scritta da Genet e ispirata alla cronaca racconta il rapporto conflittuale tra cameriere e padrona

Roma. Al Teatro Carcano, dal 4 al 7 aprile, andrà in scena “Le Serve”, con la regia di Veronica Cruciani. La storia scritta da Genet – ispirata da un reale fatto di cronaca – è quella di due cameriere che allo stesso tempo amano e odiano la loro padrona, Madame. Genet presenta le due sorelle – Solange e Claire – nella loro vita quotidiana, nell’alternarsi fra fantasia e realtà, fra gioco del delirio e delirio reale in un rituale che è l’incarnazione della frustrazione: l’azione di uccidere l’oggetto amato ed invidiato, viene ripetuta all’infinito come un gioco. Tuttavia, questo gioco non raggiunge mai il suo apice, la messa in scena che le due sorelle compiono viene continuamente interrotta dall’arrivo della padrona…Fino ad un punto di non ritorno. Veronica Cruciani (Premio della Critica e Hystrio) ambienta la vicenda in una città contemporanea, valorizzando dunque i temi, attualissimi, del potere e del genere. Il ruolo di Madame è affidato a Eva Robin’s, icona pop del transgender dall’originale percorso teatrale. A interpretare le bonnes,ù due giovani attrici cresciute alla Scuola dello Stabile di Torino: Beatrice Vecchione – già diretta da Malosti, Martone e Muscato – e Matilde Vigna, Premio Ubu 2019 come Migliore attrice under 35 e finalista 2022 per il Miglior nuovo testo italiano. “La rivolta delle serve contro la padrona – scrive la regista Veronica Cruciani, che cura anche l’adattamento teatrale – non è un gesto sociale, un’azione rivoluzionaria, è un rituale. Questo rituale è l’incarnazione di una frustrazione: l’azione di uccidere l’oggetto amato ed invidiato non potrà essere portata a compimento nella vita di tutti i giorni, quindi viene ripetuta all’infinito come un gioco. Tuttavia questo gioco non raggiunge mai il suo apice, la messa in scena che le due sorelle compiono viene continuamente interrotta dall’arrivo della padrona. Questo fallimento è inconsciamente insito nel cerimoniale stesso che le Serve mettono in scena; il tempo sprecato nei preliminari non porterà al compimento del rituale. Anzi questo rituale diventa un atto assurdo, è il desiderio di compiere un’azione che non potrà mai superare la distanza che separa il sogno dalla realtà. Una fallimentare ripetizione magica, il riflesso deformato del mondo dei padroni, che le serve adorano, imitano, disprezzano. Le Serve desiderano essere la Signora, aspirano ad un modello che è il risultato di credenze, rappresentazioni indotte dalla struttura sociale. Il ruolo della Signora, interpretato da Eva Robins, rappresenta il potere, che è sia maschile che femminile, ma anche il capitalismo con i suoi “oggetti desiderio”.

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