“La sonnambula” torna al Teatro Regio di Torino

Torino. Dopo un’assenza di più di 20 anni, mercoledì 10 aprile alle ore 20 torna sul palcoscenico del Regio uno dei più apprezzati capolavori belcantistici di Vincenzo Bellini: “La sonnambula”; alla guida dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio il maestro Renato Balsadonna; in scena le voci di Ekaterina Sadovnikova (Amina), Antonino Siragusa (Elvino), Nicola Ulivieri (Rodolfo); il Coro è istruito dal maestro Andrea Secchi. L’allestimento del Teatro Regio è realizzato in coproduzione con il Teatro la Fenice di Venezia.
La produzione è realizzata con il contributo di Italgas, socio fondatore del Teatro Regio e una delle aziende più antiche del Paese. Nella scelta di sostenere il ritorno in scena del capolavoro del compositore catanese, Italgas conferma la propria visione della cultura come elemento di vicinanza alle comunità in cui opera e di rafforzamento del legame con la città in cui nacque oltre 180 anni fa.
Sul podio il maestro Renato Balsadonna, che ha diretto in grandi teatri quali l’Opera di Francoforte, la Royal Opera House di Londra, il Mariinskij di San Pietroburgo, la Fenice di Venezia e l’Arena di Verona, e che ha collaborato con importanti etichette discografiche: EMI, Deutsche Grammophon, Warner Classic, Opera Rara e Chandos.
Il melodramma belliniano riprende vita sulla scena nello storico allestimento di Mauro Avogadro. Regista versatile, si è formato con una lunga collaborazione al fianco di Luca Ronconi in regie sia di prosa sia di teatro musicale; ha diretto la scuola di recitazione del Teatro Stabile di Torino e insegnato all’Accademia d’Arte del Dramma Antico di Siracusa e alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano.
Il tempo record di soli due mesi che Bellini impiegò per scrivere “La sonnambula” non gli impedì di raccogliere dalla partitura il frutto di una maturità artistica ormai pienamente raggiunta, che si esprime bene nell’equilibrio tra la raffinatezza melodica e il pathos del tema romantico. La storia, nel libretto scritto da Felice Romani, conteneva tutti gli elementi di attrattiva per la sensibilità romantica di artisti e pubblico dell’epoca: una travagliata storia di amore e di riscatto sociale, ostacolata da gelosia e incomprensioni; un pizzico di mistero; il fascino oscuro di un fenomeno psichico sconosciuto; il lieto fine e il trionfo dell’innocenza.
Amina, trovatella, ed Elvino, ricco possidente, stanno festeggiando il loro fidanzamento ma l’atmosfera festosa è turbata dalla gelosia di Lisa, innamorata di Elvino, e dall’arrivo al villaggio di un ignoto nobiluomo; lo straniero rivolge l’attenzione ad Amina, che gli ricorda un volto conosciuto in passato, e questo mette un’ombra di sospetto nel cuore di Elvino. Il nobile sconosciuto è in realtà il conte Rodolfo, tornato in patria sotto mentite spoglie dopo lustri di assenza e non è l’unica presenza misteriosa con cui il pacifico villaggio svizzero deve fare i conti: si mormora anche di un’apparizione soprannaturale, un fantasma che si aggira di notte tra le case. Grande è lo stupore di Rodolfo quando scopre che il fantasma è Amina la quale, in preda a un episodio di sonnambulismo, si introduce nell’appartamento del conte credendolo il suo sposo Elvino. Lisa, maliziosa ostessa segretamente innamorata di Elvino, fa entrare i paesani e mostra loro Amina addormentata nella stanza del conte. Elvino, sconvolto, rompe il fidanzamento e decide di sposare Lisa per ripicca. Quando sembra non ci sia più speranza per Amina la cattiva fede di Lisa viene rivelata grazie a un fazzoletto da lei dimenticato nella camera del conte; e come ultimo, spettacolare colpo di scena, ecco comparire Amina, la quale, sognando, cammina sul cornicione del mulino e canta del suo amore perduto. Tutti riconoscono così la sonnambula, che una volta destata potrà finalmente riabbracciare il suo sposo.
Come il tema della follia anche quello dello stato sospeso tra sonno e veglia era assolutamente affine alla sensibilità romantica dei compositori dell’epoca che sfruttarono la situazione scenica per cimentarsi in ardite scritture vocali di pura bravura belcantistica; e proprio nel canto di Adina-sonnambula sentiamo tutto l’estro melodico di Bellini spiegarsi nell’atmosfera languida e sospesa di “Ah, non credea mirarti”, una delle arie più amate del repertorio ottocentesco.
Il debutto del titolo nel 1831 fu segnato da uno strepitoso successo di pubblico, grazie non soltanto all’indiscussa bellezza della musica ma anche al cast d’eccezione che la interpretò con i leggendari Giuditta Pasta e Giovanni Battista Rubini nei ruoli principali. D’altra parte, se ogni titolo d’opera richiede le voci adatte, questo è particolarmente vero per un capolavoro del belcanto come “La sonnambula”, che mette alla prova i cantanti in un costante equilibrio tra virtuosismo e delicatezza d’espressione; un cast d’eccezione, quindi, anche in questo caso al Teatro Regio.
Ekaterina Sadovnikova è Amina; all’interno di un repertorio che comprende tutti i principali caratteri femminili dell’opera italiana e del Singspiel è particolarmente apprezzata per il repertorio belcantistico nel quale la sua voce di soprano lirico leggero trova la piena espressione. Antonino Siragusa, nel ruolo di Elvino, frequenta ed eccelle nel repertorio belcantistico con una particolare attenzione a Rossini, Donizetti e Bellini. Il conte Rodolfo è il basso-baritono Nicola Ulivieri, vincitore nel 2006 del prestigioso Premio Abbiati, assegnatogli dall’Associazione Nazionale Critici Musicali per le sue interpretazioni mozartiane. Completano il cast: Ashley Milanese (Lisa), Nicole Brandolino (Teresa) e Gabriele Ribis (Alessio).
Nel corso delle otto recite, dal 10 al 20 aprile, nei ruoli dei protagonisti si alterneranno: Hasmyk Torosyan (Amina), Pietro Adaini (Elvino) e Riccardo Fassi (Rodolfo). Le scene sono di Giacomo Andrico, i costumi di Giovanna Buzzi e le luci di Andrea Anfossi.
“La sonnambula” sarà trasmessa in diretta su Rai Radio 3 mercoledì 10 aprile alle ore 20.

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