“La scortecata” al Teatro Bellini apre la monografia dedicata ad Emma Dante

Napoli. “La scortecata”, che andrà in scena dal 29 gennaio al 3 febbraio, è il primo dei due lavori che costituiscono la piccola monografia che il Teatro Bellini ha scelto di dedicare a Emma Dante, che proseguirà con “Bestie di scena”.
Ispirato alla fiaba de “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, “La scortecata”, che ha debuttato nell’ambito del Festival dei due Mondi di Spoleto 2017 incantando pubblico e critica, narra la bizzarra vicenda di due anziane sorelle, Rusinella e Carolina, che vivono insieme malsopportandosi e non si rassegnano alla vecchiaia. Capita che un giorno il re, sentendo cantare una delle due e credendo che la voce appartenga a una bella giovane, se ne innamori e cominci a corteggiarla; le due escogitano dunque un piano per non fare scoprire l’equivoco al re: nascoste dietro la porta, porgono solo il dito mignolo allo spasimante, attraverso la serratura. Facendo così, riescono a ottenere un incontro al buio con il sovrano, che però durante la notte d’amore accende un lume, si accorge dell’inganno e getta l’orrida amante dalla finestra. La vecchia sopravvive perché si aggrappa a un ramo, ma una fata, commossa dalla sua vicenda, la tramuta in una giovane fanciulla e alla fine il re la sposa, mentre l’altra sorella pazza d’invidia, si fa scorticare dal barbiere per eliminare la sua pelle grinzosa e farla ricrescere nuova, come se fosse una giovinetta.
Emma Dante si appropria completamente della novella affidando a due uomini – Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola – i ruoli delle due vecchine e facendoli muovere su una scena scarna, abitata solo da due sedioline, un castello in miniatura e un baule. I due interpreti drammatizzano il testo, passando dalla narrazione in terza persona all’immedesimazione, scambiandosi continuamente i ruoli e saltando da un registro all’altro senza soluzione di continuità.
L’artista palermitana conserva nella sua essenza la scanzonata morale di Basile, descrivendo come “Il maledetto vizio delle femmine di apparire belle le riduce a tali eccessi che, per indorare la cornice della fronte, guastano il quadro della faccia”.

Credito fotografico: © Festival di Spoleto / ph.MLAntonelli-AGF

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