La Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini interpreta “Il lago dei cigni”

Roma. La Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini porta in scena uno dei balletti più noti e amati dal pubblico, l’emozionante balletto “Il lago dei cigni” di Pëtr Il’ič Čajkovskij, il prossimo 15 settembre alle ore 18 al Teatro “Umberto I” di Roma.

Lo spettacolo nasce da un’idea che da molti anni il coreografo Luigi Martelletta inseguiva e desiderava mettere in scena, la sua lunga ed intensa carriera come primo ballerino al Teatro dell’Opera di Roma ed in tanti altri Teatri italiani ed europei gli ha permesso di studiare a fondo, di esaminare e di danzare molte volte questo spettacolare balletto.
La coreografia originale del repertorio classico, infatti, non ha mai sottolineato alcuni aspetti del libretto, che però in questa versione vengono esaminati e sviscerati; la drammaturgia classica dell’azione coreografica – teatrale del balletto è abbandonata a favore di una forma di riappropriazione della realtà e dell’esperienza comune, basata sui particolari e sulle singole situazioni riunite tra loro in collage ampi e sfaccettati, secondo una metodologia di lavoro di ricerca e di graduale progresso. Fortemente legato alla tradizione accademica, Luigi Martelletta proporrà un lavoro stilisticamente più snello, più vivace, alleggerendo tutti i manierismi e le pantomime che fanno parte del repertorio classico. Non mancheranno però tutte quelle danze e quell’itinerario danzato che molti conoscono e si aspettano: I cigni, la danza spagnola, la danza russa, il valzer, i passi a due e molto molto altro…
Questo balletto, insomma, è autenticamente una creatura di oggi, del presente, con tutto quello che ciò comporta. La sua particolarità, la sua eccezionalità consiste proprio in questa sua capacità, estrema e radicale, di proporsi vivo e attualissimo, nel senso più universalistico e antistorico della definizione: in quanto rappresentazione della realtà-realtà esasperata e sconvolta ma del tutto riconoscibile – in una dimensione non semplicemente realista ma profondamente vera.
L’ideale neoclassico di una bellezza assoluta, regolata da un ordine imperturbabile, è l’obiettivo totalizzante della creazione.

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