Il Commissario Montalbano festeggia 20 anni con il pubblico italiano

Vigata. Due decenni in compagnia del Commissario Montalbano, 20 anni insieme alle storie appassionanti narrate da Andrea Camilleri, un successo che si rinnova costantemente, che registra picchi di share inarrestabili anche durante le repliche riproposte dalla Rai. Una fiction tutta italiana, un fiore all’occhiello del Belpaese che è riuscito a conquistare l’estero. Ma quali sono gli ingredienti di questo successo? Perché Salvo Montalbano, Mimì Augello e l’ispettore Fazio tengono incollati gli spettatori italiani da così tanto tempo? Cerchiamo di analizzare i motivi insieme.
Camilleri ha dichiarato più volte nel corso delle interviste che la fisionomia letteraria del suo Commissario era ben diversa rispetto alla trasposizione televisiva. Salvo, nell’immaginario dell’autore, era un uomo piuttosto alto, con i capelli e i baffi. Nulla di più lontano da Luca Zingaretti, eppure, sin dal primo ciak, Camilleri è stato entusiasta del Montalbano televisivo, nessun altro avrebbe potuto interpretare quel ruolo. L’attore romano veste alla perfezione il suo personaggio: l’umanità un po’ ruvida del Commissario di Vigata, i suoi modi singolari di risolvere i casi, modi che talvolta sfociano nell’illegalità, le sue imperfezioni e i suoi difetti lo rendono molto vicino allo spettatore e assai distante dal burbero rappresentante di legge dell’immaginario classico. E che dire di Cesare Bocci, alias il “fimminaro” Mimì, dotato di poco intuito investigativo ma di un talento innato per la conquista del gentil sesso? E, ancora, impossibile non citare Peppino Mazzotta, ovvero l’ispettore Fazio, l’ombra di Montalbano, colui che interpreta i pensieri del Commissario e che, armato di “pizzini” strategici, raccoglie informazioni su qualsiasi indiziato. E Catarella? Vogliamo dimenticare Catarella? Giammai! Angelo Russo incanta nel suo ruolo, è un caratterista nato, un agente che parla un dialetto siculo personalissimo, condito da improvvisi guizzi di genialità per l’ambito informatico e contraddistinto da un affetto ed una stima sinceri per Montalbano con il quale improvvisa teatrini che da soli valgono il riscontro positivo di ogni singolo episodio. Menzione doverosa anche per Livia Burlando, fidanzata storica di Montalbano che vive a Boccadasse ma che torna spesso in Sicilia: un personaggio stupendo, quasi la coscienza femminile del Commissario, una donna dolcissima ma volitiva, un ruolo rivestito da numerose attrici nel corso degli anni e che nelle ultime stagioni ha avuto come interprete Sonia Bergamasco, la quale ha regalato a Livia ancora più carattere e personalità.

I casi che Montalbano si trova a risolvere sono sapientemente costruiti non solo da Camilleri ma anche dagli sceneggiatori che, sovente, riescono ad intrecciare diversi racconti in un unico episodio. Richiami frequenti alla malavita organizzata ma anche omicidi passionali, vendette familiari covate per anni, storie del passato che sembrano riaffiorare dal nulla, trame che tengono con il fiato sospeso lo spettatore e che spesso regalano colpi di scena all’ultimo minuto: infatti, proprio quando si è convinti di aver individuato il colpevole, avviene il coup de théâtre che ribalta ogni previsione.
Camilleri ha iniziato la sua carriera di scrittore circa una ventina di anni fa ma forse pochi sono a conoscenza della sua lunghissima esperienza come sceneggiatore anche per la Rai. La trasposizione televisiva, fin dalla prima stagione, è stata affidata al regista Alberto Sironi che ha scelto la provincia di Ragusa come set privilegiato per le riprese. Un’altra curiosità è che Vigata e Montelusa non esistono come comuni sulla cartina geografica ma sono località nate dalla penna di Camilleri che, in quanto autore illuminato, ha raccolto elementi caratteristici dai luoghi vissuti e amati da bambino, soprattutto Porto Empledoche, assemblandoli poi insieme per fornire una scenografia ideale destinata al suo Montalbano. Luoghi di una bellezza indescrivibile dove l’architettura siciliana, i paesaggi assolati ed il mare cristallino imperano in modo assoluto.
Racconti che hanno saputo conquistare la Rai che, dal 1999, porta sul piccolo schermo almeno due episodi all’anno per la gioia degli spettatori che attendono con ansia la fine dell’inverno per assaporare i nuovi casi con cui Montalbano avrà a che fare, e per riguardare con immenso piacere le repliche.

Anche quest’anno, l’11 ed il 18 febbraio, la Rai ha proposto due nuovi episodi intitolati, rispettivamente, “L’altro capo del filo” e “Un diario del ‘43”. La prima puntata ha visto Montalbano alle prese con il dramma delle migrazioni e con il misterioso omicidio di una giovane sarta di origini friulane. La seconda, invece, ha proposto in primis il toccante ricordo del dottor Pasquano, anatomopatologo legato a Montalbano da un rapporto di amore/odio, ed interpretato da Marcello Perracchio venuto a mancare due anni fa. Inoltre, il Commissario ha dovuto risolvere un intricato caso che affondava le radici nel 1943, anno in cui un giovane di soli 15 anni si macchiò di un omicidio plurimo per motivi di natura personale.
Inutile ribadirlo, i picchi di share hanno sbaragliato la concorrenza anche in questa occasione, un successo annunciato che rinsalda ancora di più la volontà di far proseguire le avventure del Commissario italiano più amato all’estero.
Un’ultima curiosità? Forse non tutti sanno che nel corso dei suoi studi presso la prestigiosa Accademia Nazionale di Arte Drammatica “Silvio D’Amico” Luca Zingaretti ha avuto come docente proprio Andrea Camilleri. Chi lo avrebbe mai detto che, anni dopo, l’attore avrebbe interpretato la creatura più famosa e longeva nata dalla penna del suo mentore?
Sembra che il finale di Montalbano sia già stato scritto dall’autore ma la bozza è gelosamente custodita in un cassetto e verrà alla luce solo quando lo deciderà Camilleri. Dal canto nostro auguriamo al maestro una lunghissima vita personale e professionale per nutrirci ancora dei suoi insegnamenti e per ridere, riflettere, imparare insieme a Salvo Montalbano e alla sua magnifica squadra.

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