“Hokuspokus”, uno spettacolo di maschere che innesca il gioco tra finzione e realtà

Cesena. Al Teatro Bonci il 2023 si inaugura con Familie Flöz, la compagnia berlinese icona del teatro di figura europeo che ha conquistato la critica internazionale, con migliaia di repliche in 43 paesi: il 7 e l’8 gennaio (sabato alle ore 21.00 e domenica alle ore 16.00) arriva in prima nazionale a Cesena “Hokuspokus”, l’ultima produzione, che ha debuttato a Berlino l’8 giugno scorso, e di cui il quotidiano Berliner Morgenpost ha scritto: «La favolosa Familie Flöz racconta la vita in fast motion, in quella che è probabilmente la sua creazione più emozionante». Il titolo gioca con l’espressione latina Hoc est enim corpus meum (Questo è il mio corpo). “Hokuspokus” è un’occasione per immergersi nel mondo divertente e squinternato di questi artisti che hanno fatto delle maschere sproporzionate indossate in scena il tratto distintivo di spettacoli ironici e allo stesso tempo pervasi di umanità e poesia. Creati con una serie di personaggi archetipici, in un gioco di improvvisazione e scrittura originale. Il paradosso fondamentale della maschera – si copre il volto con una forma rigida per creare un’immagine della vita, un personaggio vivente – è allo stesso tempo avvincente e impegnativo per l’attore. Ma non solo per lui. La maschera prende vita inizialmente nell’immaginazione dello spettatore, che in questo modo diventa anche creatore. Come è usuale nei processi di lavoro della Familie Flöz, anche questo spettacolo nasce da situazioni in cui gli attori agiscono senza maschere e improvvisano. Prima di “Hokuspokus”, con l’avanzare delle prove gli esseri umani sparivano e anche il linguaggio veniva abbandonato, ma qui l’ensemble si spinge stilisticamente in un campo diverso. Il regista Hajo Schüler, fondatore e direttore artistico della compagnia con Michael Vogel, racconta: «Gli attori, che solitamente sono nascosti dietro le maschere, sono apertamente visibili sul palco. Il nostro punto d’ingresso è la storia della creazione, con noi come creatori e le figure come creazioni: il pubblico sperimenta così come i personaggi vengono portati in vita, trovano la loro strada nel loro mondo, si perdono in esso e forse ad un certo punto si trovano faccia a faccia con i loro ideatori». Questa volta c’è una scatola al centro del palco, una scatola delle meraviglie che innesca il gioco fra finzione e realtà. È lo spazio vitale delle figure mascherate che si trasforma: dal paradiso alla casa di una famiglia, fino ai luoghi più diversi. Gli attori si muovono fuori e raccontano la storia attraverso la musica, la manipolazione, il linguaggio (fantastico), il canto e i suoni, le telecamere dal vivo, i disegni: costruiscono il mondo delle maschere davanti agli occhi del pubblico. La storia è molto semplice e parte da una domanda: come sarebbe un’opera teatrale che inizia con l’inizio di tutto? E soprattutto, come finirebbe? Racconta il viaggio di vita di due personaggi archetipici che si ritrovano e formano una famiglia, con tutte le turbolenze, i colpi del destino e i bei momenti che questo percorso offre. Si avvicina la fine: ma i protagonisti sono davvero mortali?

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