Gli autori e l’Intelligenza Artificiale, una riflessione legata alla proprietà intellettuale

Roma. L’applicazione al settore artistico delle nuove tecnologie ed in particolare la cosiddetta Intelligenza Artificiale ha generato di recente un vivace dibattito all’interno del mondo degli artisti. Nello specifico, gli interrogativi riguardano non solo gli operatori del settore ma anche sociologi, filosofi, economisti e, per quanto attiene alle tutele normative, giuristi.
L’Intelligenza Artificiale può infatti generare opere prima non esistenti, con ricadute assai rischiose in primo luogo per gli autori. Molteplici sono gli esempi del fenomeno che ormai coinvolge tutte le arti.
A Seul, in Corea del Sud, in un teatro gremito per l’occasione, un robot-umanoide ha diretto un’orchestra in un concerto: si tratta di EverR6, il robot progettato dal Korea Institute of Industrial Technology. Sembra però che l’umanoide non abbia ancora la sensibilità per captare le diverse sfumature dell’orchestra: insomma, occorre ancora lavorare sull’ “orecchio” del robot.
Tanti sono gli esperimenti di canzoni create con ChatGPT, sia per la parte musicale che per la parte letteraria. Da ultimo, all’ukulele, ci ha provato con successo la cantautrice australiana Elysaé, con un risultato degno di nota e allo stesso tempo provocatorio per tutti gli autori.
Ancora, la celebre “Gioconda” di Leonardo da Vinci ha subito una rivisitazione dell’Intelligenza Artificiale secondo gli stili contemporanei.
Seppur senza far ricorso all’Intelligenza Artificiale, curioso è anche il “Jizai Body Project”, progetto di ricerca portato avanti dall’Università di Tokyo: si tratta di un esoscheletro che può essere indossato come uno zaino e può montare fino a sei braccia meccaniche. Un esempio di “umanità” aumentata che potrà avere interessanti applicazioni nel campo della danza. L’importanza del fenomeno, inoltre, è stata messa in evidenza dal recente sciopero di sceneggiatori ed attori di Hollywood.
In campo giuridico, si discute in merito alla possibilità di qualificare simili lavori come opere dell’intelletto protette dalla legge: da un lato, infatti, l’Intelligenza Artificiale tende a rielaborare dati preesistenti; dall’altro, però, sempre più è crescente la cosiddetta Intelligenza Artificiale generativa.
Per arrivare a dei risultati normativi stabili la strada sembra ancora lunga. Si segnala però che un’interessante e recente sentenza del Tar Lazio (sez. III-bis, n. 8384/2023) ha qualificato il software come atto amministrativo informatico. Ancora, la sentenza della Cassazione civile 16 gennaio 2023, n. 1107, ha stabilito in via di obiter dictum che l’utilizzo di un software per generare un’immagine non esclude il riconoscimento della paternità dell’opera in capo all’autore. In altre parole, non si possono attribuire i diritti d’autore al software, anche se in astratto la Cassazione evidenzia che “si sarebbe reso necessario un accertamento di fatto per verificare se e in qual misura l’utilizzo dello strumento avesse assorbito l’elaborazione creativa dell’artista che se ne era avvalsa”. Il caso esaminato riguardava l’architetto Chiara Biancheri che, nonostante l’ausilio del software, affermava di essere autrice dell’opera grafica “The scent of the night” utilizzata come scenografia per il Festival di Sanremo 2016.

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