Dialogo con Medium: solitudine, introspezione e disorientamento post-pandemico

Roma. Ho avuto il piacere, alla fine del mese di marzo, di intervistare Medium, nome d’arte di Massimo Gaetano, che ha inaugurato lo scorso 18 marzo il suo percorso da solista con il singolo “Angeli Blu”, che preannuncia e presenta l’Ep “Disoriente”, distribuito da Altafonte, dal 25 marzo su tutti gli store digitali per La Grande Onda.

“Disoriente” permette agli ascoltatori di farsi inebriare dal senso di solitudine che l’artista descrive abilmente nei propri testi e che è analizzato sotto un duplice punto di vista: si tratta del sentimento intimo e complesso che conosciamo tutti, vissuto da ognuno di noi in modo singolare, ma anche della perdita di punti di riferimento e dello spaesamento sperimentato dall’intera umanità in questi ultimi due anni a causa della pandemia da Covid-19.

Come è nata la passione per la musica e quali eventi ti hanno permesso di muovere i primi passi nel mondo musicale?

La passione per la musica è qualcosa che fin da piccolo ho costudito dentro di me e che sicuramente ha saputo sbocciare grazie a mia nonna paterna, anche lei musicista. A tredici anni ho preso parte a un corso di batteria che ha caratterizzato tutta la mia adolescenza e solo più tardi ho allargato i miei orizzonti anche alla scrittura.
Ho mosso i primi passi nell’industria musicale lavorando in uno studio di registrazione e ciò mi ha formato come tecnico del suono e mi ha avvicinato al mondo dei software digitali.
Parallelamente a questa mia esperienza, ho preso parte al gruppo musicale “Sierra”, nato come una compagnia di molti artisti, ognuno con le sue peculiarità, che con il tempo si è andato a scremare fin quando, nel 2019, in occasione della tredicesima edizione del talent X Factor, siamo rimasti solamente in due.
Nonostante la mia partecipazione in un gruppo formato da vari musicisti e cantanti, ho mantenuto lo sviluppo della mia carriera da solista.

Da cosa nasce la volontà di dedicarti esclusivamente alla tua carriera da solista e dunque di separarti dall’altro componente del duo “Sierra”?

Sicuramente far parte di un gruppo musicale è più semplice: il lavoro è condiviso con altri artisti e le responsabilità non ricadono su un solo componente, bensì sono di tutti. Principalmente è nata dentro di me la consapevolezza di avere molto da trasmettere attraverso la mia musica: pensieri intimi, considerazioni sviluppate e interiorizzate soltanto da me e che non aveva più senso condividere in un gruppo, bensì volevo identificare come soltanto mie: la decisione di continuare da solo la mia strada nel mondo musicale nasce da questa mia esigenza artistica.

Il tuo nuovo Ep, “Disoriente”, ha sicuramente come tema centrale la solitudine. Quale impatto ha avuto l’esplosione della pandemia sulle tue riflessioni circa questo argomento?

Direi che l’inizio della pandemia è stata la scintilla che ha dato via alla meditazione sulle tematiche contenute nei brani dell’Ep. Appena prima dell’instaurazione dello stato d’emergenza avevo potuto assaporare, in occasione della Finale di X Factor, il palco del Mediolanum Forum, il pubblico in delirio e l’emozione di far parte di una manifestazione musicale di questa importanza. E poi, di punto in bianco, i riflettori si sono spenti: ci siamo ritrovati ognuno nella propria casa, isolati dal resto del mondo, con tutto questo tempo per pensare e per concentrarci su noi stessi. In quei mesi ho elaborato il senso di solitudine che in realtà, anche prima di questa reclusione forzata, ho portato dentro di me: il sentirmi diverso, non capito, unico in mezzo agli altri. Tutto ciò è stato solo enfatizzato ed alimentato dalla distanza, questa volta anche fisica, dal resto della società.

Adesso riusciamo a scorgere, finalmente e quasi increduli, la luce in fondo al tunnel: si parla di ripartenza, le restrizioni stanno pian piano diminuendo e possiamo tornare a vivere la socialità. Anche questo periodo ti ha ispirato nella scrittura dei tuoi testi?

Sicuramente, perché mette in luce un nuovo aspetto della vita di gruppo: molti hanno ancora paura nel prendere parte a eventi con altri partecipanti, alcuni hanno perso gli amici, il lavoro, e semplicemente non hanno più la stessa voglia di uscire di prima. La società, in qualche modo, si è abituata a vivere molto di più l’ambiente della casa e a rifuggire dall’incontro con nuove persone anche a causa dello smart-working che azzera le possibilità di immergersi nella gente anche solo per caso. Non si tratta di un periodo di euforia per la nuovamente conquistata libertà, bensì per molti si tratta di una nuova solitudine: non più fisica, ma spirituale e mentale.

Il brano “Disoriente”, che dà il titolo all’intero Ep, si apre con un coro di bambini. Perché questa scelta così singolare e inaspettata?

Era un mio sogno nel cassetto quello di scrivere un ritornello da far cantare a un coro di bambini: si tratta delle creature più vicine all’aldilà di tutte, portatrici di un’ingenuità e di una purezza che con l’avanzare degli anni vengono meno. Far cantare queste parole ai bambini a mio giudizio dà ancora più emotività al testo.

Parliamo invece di “Namastè”, l’unico brano fatto in featuring: come mai la scelta è ricaduta su Quest?

Questo brano, sia dal punto di vista dell’arrangiamento che per quanto riguarda la scrittura del testo, è nato fin dal principio con Quest, un artista emergente cresciuto nella mia stessa zona e con cui c’è una particolare affinità musicale. “Namastè” racconta il modo in cui entrambi vediamo e concepiamo il gioco di seduzione che si instaura tra una ragazza e un ragazzo: parla di infatuazione, giochi di sguardi e colpi di fulmine.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Dal punto di vista della scrittura musicale, per ora mi sto concentrando sulla realizzazione del seguito a questo Ep. Per quanto riguarda le performance live, vorrei poterne fare il più possibile durante la stagione estiva: far conoscere le mie canzoni e, finalmente, riprendere a fare musica dal vivo.

Medium racconta di una dimensione eterea, intima e distaccata dalla realtà, che sembra raffigurare vivamente le sensazioni che ognuno di noi prova nel momento in cui si trova da solo. Gli strumenti utilizzati nell’arrangiamento dei suoi brani sono pochi e dai suoni soffici e delicati, i ritornelli composti da parole semplici e facilmente rievocabili.
Si tratta sicuramente di un artista con un grandissimo potenziale, che non vediamo l’ora di veder realizzare appieno!

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