Napoli. Si è tenuto ieri sera, nella storica cornice del Teatro Trianon Viviani, il concerto di Danilo Rea, pianista jazz che ha reso la poliedricità una caratteristica essenziale della sua carriera e che vanta collaborazioni con Mina, Roberto De Simone, Pino Daniele, Claudio Baglioni e Gino Paoli, solo per citarne alcuni.
Con il suo “Improvvisazioni piano solo” (prodotto da Mercurio Management), il Maestro ha realizzato uno show dinamico in cui il pubblico è proiettato in un mondo le cui strade sono scoperte insieme all’artista.
Uno spettacolo che unisce generi musicali variopinti appoggiati però sempre su una solida tavolozza jazz. Un repertorio ricchissimo che ha spaziato dalla canzone italiana fino alle arie dell’opera lirica. D’altronde, la rielaborazione jazzistica può considerarsi una vera e propria cifra stilistica di Danilo Rea.
Raffinata ed intelligente la scelta dei brani che ha tagliato le generazioni: dal “Nessun Dorma” alla “Carmen”, da “Besame Mucho” ad un omaggio alla canzone napoletana con dei passaggi di bossa nova. I più attenti avranno poi potuto apprezzare un accenno a “Quanno Chiove”. Ampio spazio è stato dedicato anche al pop con “Remember Us This Way” e “I’ll Never Love Again” di Lady Gaga, “Easy On Me” di Adele, “Say Something” di A Great Big World e Christina Aguilera per poi concludere con Fabrizio De Andrè, cavallo di battaglia del pianista cui peraltro dedicò un intero album (“A Tribute To Fabrizio De André: Piano Works X”, ACT Music).
Sorprendente il bis con la dolcissima ballad di Damien Rice “The Blower’s Daughter”, segno dell’abitudine a rivolgersi ad un pubblico internazionale.
Il tutto è stato unito da una costante ricerca e sperimentazione jazzistica. Un’esecuzione brillante, fluida, senza mai togliere le mani dal pianoforte: un unico grande medley non perdendo però le distinzioni nitide dei brani.
Appena salito sul palco, il pianista ha autorizzato il pubblico a rilassarsi. Tuttavia, occorre evidenziare come sia un concerto carico di tensione ed intensità e, per goderlo pienamente, è richiesta un’elevata concentrazione nell’ascolto.
«Io improvviso sempre durante i concerti, odio avere una scaletta». Ha dichiarato l’artista. «Nulla è già deciso: per me un concerto è come un salto in un mondo che ti si apre strada facendo. È un po’ come raccontare una storia, cercando di costruirla parola dopo parola, trovando spunti per reinventarla ancora, sempre viaggiando melodicamente sul filo dei ricordi comuni».
Ed è forse proprio il suo lessico musicale sconfinato, informale ed elegante che rende il pianista così amato. Un concerto intimista, quindi, che non trascende mai nel soliloquio ma che al contrario arriva in sala in modo brillante ed estroverso. Un mix di ingredienti per un jazz che non è vuole essere snob né di nicchia, ma che è destinato ad essere divulgato a tutti gli amanti della musica di gusto. Danilo Rea guida il suo pubblico attraverso ambienti sonori convergenti ed il pubblico lo segue fino alla fine.
Il “piano solo” si conferma il contesto ideale per dare forma all’universo espressivo e all’inclinazione naturale per l’improvvisazione dell’artista.
“Improvvisazioni piano solo” è dunque molto più che improvvisazione: si tratta di un esempio cristallino di studio, preparazione, orecchio e talento che si incontrano in un concerto in cui l’improvvisazione è il leitmotiv che salda il materiale sonoro.