“Agape” è l’amore che fa buona la cucina. Alle falde del Taburno si scopre l’eccellenza

Sant’Agata dei Goti. “Agape”, dal greco letteralmente tradotto in “amore”, ma anche “convito intimo fra amici” e quindi luogo fisico e ideale di ritrovo, banchetto conviviale, insomma tutte caratteristiche che si addicono fortemente al ristorante d’eccellenza che porta questo nome. “Agape” è un Progetto che affonda le sue radici in un viaggio iniziato “parecchi anni fa” come si legge nel sito Internet del ristornate che racconta la storia di una passione importante, la cucina, tramandata da generazione in generazione.

Sì perché le persone che sono a capo di questa straordinaria avventura sono lo chef Gabriele Piscitelli e sua sorella Gianna, Sommelier professionista, diplomata alla scuola Alma-ais, entrambi protagonisti di importanti esperienze nel campo dell’alta ristorazione, prima di giungere dove sono.

Gabriele, infatti, si forma sotto la guida di Fabio Tacchella e Antonello Colonna passando per luoghi di prestigio, tra cui l’Hotel Rufolo a Ravello e Palazzo Sasso con Pino Lavarra, gioielli della Costiera Amalfitana, fino a giungere nell’incantevole cornice della Taverna dei Cicereali a Maiori. Gianna, invece, si specializza nella ricerca e comunicazione del vino per poi approdare nella accademia di Gualtiero Marchesi a Colorno.

Giovani talenti, figli di un “Grande Cavaliere della Cucina, chef purosangue”, del quale percorrono le tracce rivisitandone il patrimonio ereditario.

Un’avventura fatta con amore, un impegno, una sfida, una responsabilità. Il tutto in un luogo che merita di essere visitato, l’antico Palazzo Viscardi, in Sant’Agata dei Goti.

Un ristorante di alta qualità dunque, che mescola tradizione e sperimentazione nell’ottica della promozione e della valorizzazione delle eccellenze del territorio, per regalare a coloro che vi fanno visita un’esperienza sensoriale tout court che coniuga piacere del palato e piacere della vista per un connubio davvero sorprendente.

Ogni aspetto è curato con la massima attenzione da “Agape”, dalla mise en place all’arredo, essenziale e raffinato, nudo nella sua eleganza. Una dimensione perfettamente armonica che si riscopre nei cromatismi delle pareti, ospitanti opere d’arte di artisti del Sannio che creano ponti con altre terre, come la Toscana, ritratta metaforicamente nel David di Michelangelo raffigurato in una delle tele, un omaggio alle origini dello chef.

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