Il Battistero di San Giovanni in Fonte, una traccia paleocristiana nel Vallo di Diano

Padula. Il territorio padulese è noto ai più soprattutto per la celebre Certosa dedicata a San Lorenzo, monumento risalente al 1306 a cui abbiamo già dedicato un articolo, pochi però sono a conoscenza di un sito archeologico di notevole pregio che sorge a pochi chilometri dal monastero certosino: il Battistero Paleocristiano di San Giovanni in Fonte, edificato sulle mura di un edificio pagano.
Il luogo è menzionato nel “Viarum libri” di Cassiodoro il quale rivestiva il ruolo di funzionario statale della regione nel IV secolo. In particolare nel libro VIII Cassiodoro parla diffusamente della fonte sulla quale era stata realizzata una vasca lustrale composta da sette gradini. Il luogo, già suggestivo per aver attraversato pressoché indenne i secoli, lo diventa ancora di più quando si apprende la leggenda ad esso legata: si narra infatti che nella notte in cui i catecumeni ricevevano il battesimo il livello dell’acqua si innalzasse di diversi metri per poi regredire improvvisamente non appena la cerimonia volgeva al termine.

Non abbiamo fonti storiche in nostro possesso ma è presumibile che la costruzione del Battistero sia da collocare nel V secolo e che sia legata all’evangelizzazione dei santi Prisco e Paolino nel territorio valdianese. La “Commenda di San Giovanni in Fonte” è in assoluto la sua prima menzione e risale al periodo normanno quando Ruggero II affidò la cura dell’edificio ai Cavalieri Templari, già protettori dei luoghi di culto in Terra Santa. Nel XIV secolo, poi, il Battistero fu annesso al regio demanio mentre in età rinascimentale perse la sua funzione religiosa in quanto in un documento risalente al 1498, contenente l’elenco di tutte le chiese di Padula, il Battistero non viene affatto menzionato, né tantomeno viene citato nei documenti ufficiali della Certosa, l’istituzione religiosa più autorevole. Gli studiosi apprenderanno l’esistenza del sito a partire dalla fine del XIX secolo ma un’indagine approfondita del luogo si otterrà a partire dalla metà del Novecento quando il grave stato di abbandono del Battistero si palesò dinanzi agli occhi di tutti; nel 1928, infatti, venne alla luce un’epigrafe in seguito al crollo di un muro: l’epigrafe era parte di una tomba imperiale recante la scritta D(is) M(anibus)/ MARC/ELLIN/O FILIO /PARENT(es) / FECER(unt). I primi restauri hanno avuto inizio tra il 1985 ed il 1987, restauri che hanno consentito di scoprire quanto fosse articolata e complessa la struttura architettonica del fonte battesimale, esso infatti è costituito da un corpo centrale quadrangolare le cui mura presentano archi a tutto sesto che originariamente avevano la funzione di sorreggere la cupola. È probabile che la fonte usata per la cerimonia del battesimo fosse collocata al centro della struttura mentre lateralmente si aprivano diversi ambienti; una struttura architettonica che ricorda molto il Battistero di Sotero Superiore, a poca distanza da Napoli.

All’interno del Battistero sono presenti tracce di numerosi affreschi, soprattutto nei pennacchi del corpo centrale: si tratta nello specifico di quattro volti ma sfortunatamente il grave deterioramento che ha interessato l’edificio non consente di individuare con precisione i protagonisti, anche se è presumibile che siano gli evangelisti; l’unica certezza che ci giunge è che le sembianze rimandano al periodo tardo-antico principalmente per le capigliature cosiddette “a casco”, evidente richiamo ai modelli imperiali del VI-VII secolo.

Un’ulteriore analogia architettonica, stavolta con gli affreschi della Grotta di Epifanio di San Vincenzo al Volturno, è ravvisabile nella decorazione del sottarco dell’abside la cui datazione è collocabile nel IX secolo, mentre un altro affresco del Battistero valdianese riproduce una teoria di Santi di chiara impronta greco-bizantina, molto simile ad alcuni affreschi absidali dell’abbazia di Pattano, nei pressi di Vallo della Lucania.
Il Battistero di San Giovanni in Fonte, oggi, è entrato a far parte della rete museale della città di Padula consentendo ai visitatori di poter apprezzare un sito dal fascino indiscusso e che, a causa della sua lontananza dal centro cittadino, rischierebbe di passare inosservato. L’edificio sorge in una suggestiva radura ma è innegabile che la totale esposizione agli agenti atmosferici in qualsiasi periodo dell’anno rendano il fonte battesimale particolarmente delicato e di difficile manutenzione. La speranza è che il senso di responsabilità di tutti contribuisca a preservare una realtà preziosa non solo dal punto di vista religioso ma, soprattutto, per le sue peculiarità culturali.

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