“Un curioso accidente”, al Piccolo Teatro Strehler la divertente commedia degli equivoci scritta da Goldoni

Milano. Un soldato ferito, un ricco mercante e una figlia in età da marito: dal 28 novembre al 6 dicembre Gabriele Lavia torna al Piccolo Teatro Strehler con “Un curioso accidente”, la divertente commedia degli equivoci scritta da Carlo Goldoni nel 1760 e diventata ben presto una delle più tradotte in lingua straniera. Dopo il grande successo de “Il Berretto a Sonagli” della scorsa Stagione, Gabriele Lavia torna al Piccolo Teatro, questa volta con un testo di Carlo Goldoni, “Un Curioso Accidente”, commedia tra le più note. Filiberto, ricco mercante olandese, ospita in casa propria Monsieur de la Cotterie, un giovane e squattrinato ufficiale ferito in guerra che si innamora, ricambiato, di Giannina, la figlia di Filiberto. La ragazza, però, di fronte ai sospetti del padre e temendo che questi possa non essere favorevole alla loro unione, gli rivela che de la Cotterie è sì innamorato, ma di un’altra fanciulla. Il mercante, quindi, credendo di fare una buona azione, decide di spendersi in tutto e per tutto per aiutare il giovane a coronare il suo (fasullo) sogno d’amore… col solo risultato di ottenere un’infinita e divertentissima catena di equivoci. Tra le commedie più tradotte e rappresentate all’estero, la commedia – come scrive proprio Goldoni nella prefazione alla prima edizione – “…non è che un fatto vero, verissimo, accaduto, non ha molto tempo, in una città di Olanda. Mi fu raccontato da persone degne di fede in Venezia al Caffè della Sultana, nella Piazza di San Marco, e le persone medesime mi hanno eccitato a formarne una Comica rappresentazione. Il puro fatto, nella maniera colla quale mi venne esposto, era di tal maniera circonstanziato, che quantunque vero, parea inverisimile, e tutta la mia maggiore fatica fu di renderlo più credibile, e meno romanzesco. Tanto è vero, che si danno delle stravaganze in natura, che non sono trattabili sulla Scena, perché contrarie troppo ai caratteri conosciuti, o eccedenti nell’ordine della condotta ordinaria degli uomini!”. Gabriele Lavia, nelle sue note di regia, spiega: “lo sfondo storico di questa singolare commedia di Goldoni è la “Guerra dei sette anni” che si combatté tra il 1756 e il 1763 e che coinvolse le principali Potenze Europee di quel tempo. La guerra fu combattuta in Europa e nell’ America Settentrionale. Da una parte c’erano il Regno di Inghilterra, il Regno di Prussia, l’Elettorato di Hannover, gli Stati minori della Germania nord-occidentale e il Portogallo. Dall’altra parte c’era una coalizione formata dal Regno di Francia, Monarchia Asburgica, Sacro Romano Impero, Impero Russo, Svezia e Spagna. E, addirittura, le popolazioni native dell’India e dell’America Settentrionale. La Guerra si concluse col trionfo della Gran Bretagna che ottenne i maggiori successi politici e territoriali. Gli sconfitti furono i Francesi (ed ecco perché i due soldati ospiti in casa di Monsieur Filiberto sono francesi) che perdettero il Canada, alcune colonie sulle rive del Mississippi, alcune colonie in India, nei Caraibi, in Senegal, ecc. Insomma, un vero disastro. E dunque i due soldati francesi hanno buone ragioni per essere un po’ depressi. Sono soldati ridotti proprio male e non hanno più un quattrino perché quella “guerra” segnò il tramonto coloniale della Francia è l’inizio di un periodo difficilissimo. Se avesse vinto la Francia quella guerra, forse, in America si parlerebbe il francese. L’Olanda era rimasta a guardare e a fare i suoi “affari” con la guerra. Così, aveva vissuto un periodo tranquillo e prospero. Ed è proprio in quel mondo tranquillo e prospero, nella casa prospera e tranquilla di Monsieur Filiberto, che ha una figlia da maritare, la quale figlia ha una cameriera in età da marito anch’ella, che capitano “I Due Soldati Francesi Sconfitti”. C’è altro da dire? Goldoni scrive un autentico delicato capolavoro. E tutto questo, l’autore ci avverte, è “un fatto vero, verissimo, accaduto in Olanda” e che gli è stato raccontato da suoi “…Amici Olandesi al Caffè della Sultana, nella Piazza San Marco, a Venezia…”.

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