Musicista e produttore candidato al Nuovo IMAIE, Paolo Pavanello parla di sé

Torino. Il percorso come musicista non è identico per tutti, ognuno segue la propria strada in base alle proprie esperienze e alle proprie consapevolezze. A volte sono i cambiamenti a dettare determinate decisioni, in una parola: “evoluzione”. Paolo Chinaski Pavanello ne ha fatto il suo miglior alleato nel suo incredibile percorso prima come chitarrista e figura chiave della storica band torinese i LINEA77, e poi come brillante produttore discografico nella INRI e nella METATRON, etichette che hanno nella scuderia artisti come LEVANTE, EX-OTAGO, DENTE, DARDUST e molti altri. Essere musicisti e produttori non vuol dire soltanto vivere la musica a 360 gradi, ma avere occhi diversi per capire ed interpretare un settore in continua evoluzione, come il mondo dei diritti connessi, ecco perché Paolo ha accettato la candidatura per le elezioni del Nuovo IMAIE.

Paolo, la tua carriera nel mondo della musica è stato un continuo crescere. Da quando hai iniziato con i Linea77, e successivamente come produttore discografico, possiamo dire che non ti sei mai fermato. Com’è nata questa tua passione per la musica?

Credo di avercela sempre avuta, un fenomeno congenito e del tutto istintivo. La musica ha sempre esercitato un’attrazione magnetica verso di me. Ricordo con precisione il primo vinile che a 7 anni ho scoperto tra i dischi dei miei genitori: “The Beatles Ballads”, una raccolta di successi che ascoltavo in maniera ossessiva emozionandomi moltissimo. Ho avuto molte altre passioni nella vita ma la musica ha sempre vinto su tutte.

In tutti questi anni hai vissuto un continuo evolversi in cui la figura del musicista viene associata al termine indie. Com’è cambiato il concetto di artista indipendente? Che evoluzione ha avuto dagli anni ’90 ad oggi?

Ha avuto un’evoluzione enorme, essenzialmente grazie all’avvento della rete che ha moltiplicato gli strumenti di lavoro a disposizione ed ha sensibilmente accelerato i tempi. Il concetto non è però cambiato, essere un indipendente significa preoccuparsi di fare tutto quello che serve ad un progetto musicale per esistere ed affermarsi. Suonare bene il proprio strumento ed avere talento, se si sceglie la via dell’indipendenza, non bastano.

Come musicista e produttore come sarà la musica italiana nei prossimi anni? Che caratteristiche avranno gli artisti italiani e i generi musicali?

La musica italiana fa parte della musica occidentale, ha degli elementi identitari propri ma tendenzialmente segue il trend dei generi che si affermano in Europa e Usa, integrandone la proposta con le tipicità ed il gusto della nostra cultura nazionale, e credo continueremo su questa strada. Vedo un progressivo consolidamento della tendenza alla sparizione dei gruppi musicali a favore di progetti individuali e personalmente spero che questo processo si riequilibri. Mi piacciono di più le band.

Sei uno dei candidati della lista “La Squadra per la musica” per le elezioni del Nuovo IMAIE del 22-23-24 maggio e ti facciamo un grande in bocca a lupo. Cosa ti ha spinto ad accettare questa sfida e, soprattutto, quale sarà la grande sfida che dovrà saper affrontare una collecting sui diritti connessi alla luce del cambiamento che sta attraversando il settore spettacolo in Italia?

Mi ha spinto la curiosità verso il tema dei diritti che nutro da molti anni ormai. Ho vissuto in prima persona l’avvento del digitale che ha stravolto l’intera catena economica della musica, riducendo enormemente quelli che possono essere i proventi che un artista percepisce. Il modello che conoscevamo – che si basava sulla vendita di supporti fisici – è finito, e quello che genera lo streaming è una frazione di quello che generava il modello precedente, che però non sembra sostenibile sul medio/lungo termine. La torta da dividersi è diventata più piccola e lavorare su una più equa distribuzione dei diritti è a questo punto fondamentale per garantire che continui ad esistere una dimensione professionale dell’artista. La sfida da parte di una collecting mi pare essenzialmente questa e la immagino articolarsi su due binari principali: rinegoziare i flussi con le piattaforme e costruire un’infrastruttura digitale che faciliti la corresponsione dei ricavi che spettano agli artisti.

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