“Libertà: casa, prigione, esilio, il mondo” di Yassin al-Haj Saleh è una storia universale da riscrivere insieme

Tricase. “Libertà: casa, prigione, esilio, il mondo”, è il titolo del saggio di Yassin al-Haj Saleh, tradotto da Monica Ruocco (Professore di Lingua e Letteratura Araba – Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”) e pubblicato da Terra Somnia Editore, nella collana “Nuoveterre”, dedicata alla ricerca, ai temi dell’attualità, al contemporaneo. Il saggio è apparso per la prima volta sulla rivista siriana online “al-Jumhuriyya” nel 2016.

Si compone di novantatré pagine di riflessioni “a briglia sciolta” come si legge nella quarta di copertina, divise in quindici capitoli brevi nei quali Yassin al-Haj Saleh, – definito dai suoi compatrioti “la coscienza della Siria”– passa in rassegna temi di fondamentale importanza come il concetto di luogo, il duplice significato del cambiamento, il tempo, la guerra, la società, la religione, l’io, il pensiero, il mondo, l’esilio, l’essere umano, il rischio, la tragedia e la rivoluzione, la libertà e la dignità e infine, l’utopia.

Sono pagine estremamente lucide nelle quali si dibatte a lungo sulla libertà concepita come macro categoria capace di contenere significati diversi e mai scontati rispetto a quelli generalmente ascritti ad essa dal “pensiero Occidentale”.

Il senso di questo libro è la ricerca costante verso un orizzonte altro che produce una trasformazione del sé, poiché la libertà di cui ci parla Saleh “è più trasformativa che migratoria, più urbana che nomade: trasforma il tempo, il luogo, l’io, la società e il mondo. Ha un irritante relazione con il colonialismo, inteso come migrazione militare, espansione violenta, appropriazione delle case altrui”. Lui ci dice che agire in modo libero provoca un cambiamento che può condurre alla cultura o alla guerra perché allontanandoci dalla nostra casa/nazione, inevitabilmente ci espone al rischio del conflitto e delle avversità.

Tuttavia, lasciare il proprio luogo abituale, varcare i confini della c.d “zona di comfort” è esperienza ancestrale, intima e costante che permette di evolverci, di sperimentare soluzioni nuove, di emanciparci dal consueto. Fare esperienza di ciò produce cultura, acquisizione di conoscenza nuova che nel tempo si consolida e diviene parte di noi, ma attenzione, – ci dice l’autore –, a che la cultura non diventi eccessivamente azione reiterata nel tempo che conduce alla chiusura dell’io verso l’universo circostante.

Saleh ci fa capire come il mondo attuale, a suo parere sempre più “sirianizzato”, possa liberarsi e trasformarsi soltanto attraverso politiche solidali che abbattano le barriere di classe, nazionalità e religione.

È uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo, radicale e rivoluzionario, è stato incarcerato nel 1980 per le sue idee di libertà. La sua detenzione è durata 16 anni, ha vissuto in esilio prima a Istanbul e attualmente a Berlino.

Questo libro è dedicato a Samira al-Khalil, sua moglie, rapita nel 2013. Il suo “imam nascosto e sempre presente”. È una storia che bisognava scrivere affinché fosse riscritta.

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