Le star della musica e la vendita dei diritti da Bob Dylan a Shakira

Roma. In un momento storico segnato dalla pandemia da Covid-19 che ha messo in crisi moltissimi settori dell’economia, anche l’industria musicale vive il suo momento di difficoltà con un forte calo delle vendite e, soprattutto, a causa del blocco dei concerti. In attesa di tornare alla tanto auspicata normalità e, quindi, alle esaltanti esibizioni dal vivo, qualche notizia interessante è giunta da parte di grandi, mitici, artisti della scena musicale mondiale.
Il primo a far parlare di sé è stato Bob Dylan, il musicista che ha plasmato la figura del cantautore contemporaneo, l’ideatore del folk-rock, del primo singolo di successo con durata non commerciale e del primo album doppio della storia del rock. Dylan, infatti, è stato il protagonista della più grande acquisizione di diritto d’autore per un singolo artista di tutti i tempi: in un accordo sottoscritto con la Universal Music Publishing Group ha venduto i diritti di pubblicazione di più di 600 canzoni, che coprono quasi 60 anni della sua carriera, per 300 milioni e mezzo di dollari.
Operazioni minori, ma altrettanto poderose, hanno interessato diversi artisti tra cui, ad esempio, Stevie Nicks, autrice e cantante dei Fleetwood Mac, la quale ha ceduto una quota dell’80% della sua musica alla Primary Wave per 100 milioni di dollari; ma è, forse, un’altra notizia a suscitare clamore e riguarda Neil Young. Il cantautore canadese, naturalizzato statunitense, ha infatti “messo a disposizione” il 50% del suo catalogo alla società di investimenti britannica Hipgnosis Songs Fund: l’affare riguarda la metà dei diritti di circa 1.180 canzoni scritte dalla rockstar, sia per i suoi dischi solisti che per quelli realizzati con le storiche band, come Buffalo Springfield e Crosby, Stills, Nash & Young.

Ad oggi non si conoscono i termini dell’accordo ma alcune indiscrezioni della stampa parlano di oltre 50 milioni di dollari. Hipgnosis, società quotata in borsa con sede nel Regno Unito, è stata fondata nel 2018 da Merck Mercuriadis, ex manager di artisti come Elton John, Beyoncé, Morrissey, Guns N’ Roses e Iron Maiden, insieme a Nile Rodgers, storico leader degli Chic. Di recente la stessa società ha acquistato anche i diritti dell’ex chitarrista e cantante dei Fleetwood Mac, Lindsay Buckingham, e del produttore Jimmy Iovine.
Merck Mercuriadis ha dichiarato: “Ho comprato il primo album di Neil Young all’età di sette anni. Harvest è stato il mio compagno, conosco intimamente ogni nota, ogni parola, ogni pausa, ogni silenzio. Neil Young, o almeno la sua musica, è stato il mio amico e costante da allora” ed ha aggiunto che la sua società e Neil Young “hanno un’integrità, un’etica e una passione comuni che nascono dal credere nella musica e in queste importanti canzoni. Non ci sarà mai un ‘Burger of Gold’, ma lavoreremo insieme per assicurarci che tutti possano ascoltare le canzoni alle condizioni di Neil”.
Sembra, quindi, che le opere dell’artista di Toronto siano in buone mani ma ciò che stupisce di più nel suo caso è, probabilmente, l’avversione che ha sempre manifestato per un uso commerciale della musica. In un brano del 1988, “This Note’s For You”, criticava i suoi colleghi che “affittavano” le loro canzoni per campagne pubblicitarie: “Non cantare per la Pepsi, non cantare per la Coca Cola. Io non canto per nessuno. Mi fa sembrare un buffone”.
In queste ultime ore, inoltre, la Hipgnosis Songs ha messo a segno un altro colpo, assicurandosi il 100% dei diritti sul repertorio di una delle popstar più famose al mondo, Shakira, la quale ha dichiarato di essere molto felice di collaborare con Merck, perché sa che Hipgnosis sarà una grande casa per il suo catalogo.

La nuova direzione che, ormai da anni, sta prendendo l’industria musicale e la crisi dettata della pandemia, che ha letteralmente azzerato il giro d’affari dei concerti, sono, verosimilmente, le ragioni per cui assistiamo sempre più spesso a questo tipo di operazioni. Come ha rilevato la stampa di settore in queste settimane, si tratta di ottimi affari sia per gli artisti, che scelgono di capitalizzare immediatamente gli introiti derivanti dalle opere, sia per le case discografiche, che si accaparrano i cataloghi delle monumentali, vecchie glorie; nonostante questi sommovimenti, però, gli esperti ritengono che l’industria musicale non goda di ottima saluta e che, come tanti altri comparti, resti con il fiato sospeso e un futuro abbastanza incerto.
Una cosa, però, è evidente: il diritto d’autore ha acquistato un ruolo di primo piano nell’era della cosiddetta “musica liquida”.

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