“Le preziose ridicole”, l’opera che rivela l’estro e la genialità comica di Molière

Roma. Dal 26 al 30 marzo va in scena al Teatro Sala Umberto “Le preziose ridicole”, un’opera che rivela l’estro e la genialità comica di Molière come autore di superamento del grande fenomeno della Commedia dell’Arte. Due giovani donne vogliono a tutti i costi esistere agli occhi di un ambiente che non le riconosce e con modalità che nessuno comprende. Cadono nella trappola tesa da due corteggiatori, che precedentemente hanno umiliato, giungendo ad un punto di cecità da cui la commedia trae la sua forza comica e le domande più attuali tipo il chiedersi fino a che punto si può arrivare per essere o sentirsi amati. Nell’adattamento di Stefano Artissunch lo spettacolo è ambientato a Roma negli anni ‘40 e racconta l’avventura farsesca di due donne provinciali e dei loro corteggiamenti. Protagoniste un eccezionale duo di attrici – cantanti – ballerine come Benedicta Boccoli e Lorenza Mario che interpretano Caterina e Maddalena, artiste d’avanspettacolo che per vivere si esibiscono in un varietà stile “Cafè Chantant”. Le “Preziose” sono molto apprezzate e corteggiate, i loro numeri piacciono al pubblico perché divertenti e coinvolgenti. Tra musica, danza e fare giocoso delle protagoniste si insinua la critica di un periodo difficile dell’Italia della seconda Guerra Mondiale. Una società anestetizzata dalla propaganda che non si accorge che qualcosa di distruttivo è alle porte. Tuttavia il mondo dello spettacolo sembra non risentirne e, tra un’esibizione d’avanspettacolo e l’altra, davanti ad un pubblico rapito da performance e scintillio di luci del varietà, le due attrici raccontano il tempo sia sul palcoscenico che nei camerini dove si snodano le loro vicende personali. Nello spettacolo, ideato dal regista Artissunch (anche in scena nel ruolo del presentatore), si attualizzano i bellissimi dialoghi di Molière che rivivono attraverso il divertimento di numeri/performance e canzoni anni ‘30-‘40. Non mancano spunti di riflessione sulla dignità umana calpestata dai controsensi della guerra.

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