Los Angeles. Anche il sindacato degli attori (SAG-AFTRA) si unisce allo sciopero del sindacato degli sceneggiatori (Writer’s Guild of America) contro l’uso dell’intelligenza artificiale da parte dei produttori cinematografici statunitensi (Alliance of Motion Picture and Television Producers o AMPTP). Gli attori di Hollywood sono circa 160 mila mentre gli sceneggiatori circa 11mila: numeri importanti per il settore. Nello specifico, la protesta è nata per ottenere un aumento dei salari ma le trattative riguardano anche alcuni importanti aspetti inerenti l’AI.
Gli effetti dello sciopero hanno portato ad un’interruzione dei lavori delle più importanti case cinematografiche e di streaming statunitensi. Uno stop non da poco se si considera la produzione massiva di prodotti audiovisivi che connota in particolare i servizi di streaming.
Il negoziato sull’intelligenza artificiale è delicato e complesso e, peraltro, è un problema che non riguarda soltanto gli autori del campo cinematografico.
Lo sciopero è stato indetto per diverse ragioni. In primo luogo, le case di produzione intendono dare maggiore spazio all’intelligenza artificiale per la creazione delle sceneggiature con un’evidente riduzione del numero di autori necessari per la realizzazione dei film. Inoltre, l’intelligenza artificiale dovrebbe scansionare gli attori un’unica volta, per poi utilizzare l’immagine all’interno del film secondo le esigenze della produzione; quest’ultima ipotesi comporterebbe una diminuzione del lavoro soprattutto per le comparse che riceverebbero soltanto il giorno di paga per la “scansione” della loro immagine. Anche gli stunt-man potrebbero essere sostituiti con un metodo simile. Proprio in difesa degli stunt-man si è schierato pubblicamente Tom Cruise che, come noto, nei suoi “Mission Impossible” spesso gira in prima persona le scene più pericolose o in cui sono richieste particolari abilità atletiche. In sostanza, il timore dei lavoratori di Hollywood è che l’intelligenza artificiale comporti la loro “clonazione”. L’obiettivo delle case di produzione evidentemente è quello di ridurre i costi e realizzare così un maggior profitto.
Lo sciopero è un evento storico; si tratta infatti della più grande mobilitazione degli ultimi 63 anni ed inoltre mai in passato gli sceneggiatori avevano portato avanti una simile iniziativa. È uno sforzo corale che peraltro induce a riflettere: in Italia, non si è mai assistito a proteste dei lavoratori dello spettacolo dotate di una simile unità e portata. Certamente, dall’altro lato, si può notare come negli Stati Uniti le categorie dei lavoratori coinvolti abbiano maggiore rilevanza sia sociale che giuridica.
Molte comunque sono le personalità illustri di Hollywood che si sono schierate in favore dello sciopero: George Cloney, Matt Damon fino a Russell Crowe. Proprio il protagonista de “Il Gladiatore” ha dichiarato di recente che “Il punto di questa protesta riguarda il futuro del nostro mestiere, messo in pericolo da diversi fattori, che vanno dallo sviluppo delle tecnologie all’uso, sempre più allargato, dell’intelligenza artificiale, tutti elementi che, in pratica, finiranno per mettere in crisi la creatività artistica” (La Stampa, ndr). Si può osservare come l’intelligenza artificiale stia realizzando una vera e propria rivoluzione industriale; per ora la tecnologia potrebbe sostituire alcune professionalità artistiche, ma applicazioni e problematiche simili potrebbero toccare ben presto tutte le professioni intellettuali.