“Grotesk”, il cabaret ai tempi di Hitler arriva al Teatro Palladium

Roma. Berlino, Repubblica di Weimar: la metropoli del futuro! Dalle immagini che raccontano la sua prorompente vitalità in scena si riversa, come per magia, un personaggio in carne e ossa: Grotesk! Un po’ mago, un po’ chansonnier, un po’ presentatore alla “Cabaret” di Bob Fosse, è un provocatore irriverente, esperto della risata e del paradosso, dello sberleffo satirico.

È lui il protagonista di “Grotesk! Ridere rende liberi”, in scena al Teatro Palladium da giovedì 28 febbraio a domenica 3 marzo, ispirato ai tanti artisti che resero leggendario il cabaret berlinese degli anni Venti-Trenta. E mentre la capitale tedesca sprofonda nel nazismo e le stelle della comicità ebrea sono imprigionate nei campi, con humour inossidabile non smette mai di aggredire il comune buonsenso, di denunciarne il vuoto che nasconde, affacciandosi sul baratro spalancato dal regime finché non è a sua volta inghiottito.

Bruno Maccallini – sul palco con tre musicisti – è l’interprete di uno straordinario one man show: 90 minuti, tragici, esilaranti, affascinanti in cui dà vita a un personaggio dal pungente humour agro, caratteristica preponderante che ha contribuito a fare del Kabarett berlinese uno spazio di profonda libertà e critica sociale. Maccallini ha curato la regia e firmato il testo con la collaborazione di Antonella Ottai, autrice del saggio “Ridere rende liberi. Comici nei campi nazisti”.

Grotesk aggredisce il pubblico con le contestazioni radicali di Walther Mehring, lo spiazza attraverso i paradossi del grande Kurt Tucholsky, lo blandisce al suono delle musiche di Kurt Weill e Friedrich Holländer.

Abita la densità delle immagini storiche che gli hanno offerto lo spazio scenico; la sua performance travolge la loro narrazione: maschera sensibile a tutti gli umori, il Nostro vive gli anni ruggenti in cui la scena del Kabarett rivela sempre più il volto d’una Germania democratica, radicale e antimilitarista. E li vive tutti, dall’inizio tempestoso al disastro finale, mentre il sogno di un futuro scivola nell’incubo del nazismo. Che non potrà spegnere il suono irriverente della sua risata, ma ne confinerà drasticamente il territorio.

Da sempre attratto dagli spettacoli di Kabarett della Berlino degli anni Venti-Trenta in tutti i suoi aspetti, dall’intrattenimento alla satira socio-politica, Bruno Maccallini si avvale della preziosa collaborazione di Pino Cangialosi per le musiche (docente al Conservatorio, già noto compositore di musiche di scena), che con pianoforte, fagotto, percussioni e fisarmonica lo accompagna sul palco insieme a Stefano Costantini (tromba) e Vittorio Sonsini (contrabbasso). Luca Ruzza ha curato l’impianto scenico (docente di Scenografia virtuale alla “Sapienza” ed esperto di nuove tecnologie digitali); Alexandra Stelzer i costumi (mente creativa nonché fondatrice della casa di moda DeCall) e Maurizio Montobbio le luci (già lighting designer de l’Opéra National de Paris e del Crazy Horse).

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