Giornata della Memoria, Edith Bruck ospite dell’Accademia di Ungheria con i MishMash

Roma. Mercoledì 25 gennaio alle ore 19.30, presso il Palazzo Falconieri (via Giulia, 1) di Roma, si terrà la serata intitolata “E così tutto canta: dialoghi e musiche per un futuro possibile”, a cura del gruppo musicale MishMash, la cantante Yasemin Sannino e come ospite Daniele Valabrega alla viola, con la partecipazione della nota scrittrice d’origine ungherese Edith Bruck. In occasione della Giornata della Memoria, verranno aggiunti al Programma alcuni brani commemorativi. Ingresso libero.

“MishMash” (termine mobile che in varie lingue racchiude diversi significati legati al concetto di “mescolanza”) è oggi formato da Marco Valabrega al violino, Nicola Pignatiello alla chitarra (allievo del celebre e rimpianto Maestro Domenico Ascione, fondatore del gruppo), Bruno Zoia al contrabbasso e Mohssen Kasirossafar alle percussioni persiane.
Il loro repertorio attinge alla musica klezmer (delle comunità ebraiche ashkenazite), romanze sefardite che abbracciano un territorio dalla Spagna alla Turchia, brani tradizionali di musica persiana e medio-orientale, brani originali e d’autore ispirati da queste stesse culture musicali. Il quartetto, che si esibisce regolarmente in numerosi festival nelle principali città italiane e estere, partecipando anche a trasmissioni radio-televisive.

Il cd book, di recente pubblicazione, intitolato “E così tutto canta: dialoghi e musiche per un futuro possibile” contiene le parole, le poesie e i contributi dei diversi compagni di viaggio dei MishMash: Edith Bruck, scrittrice, regista e testimone della Shoah, Matteo Maria Zuppi, cardinale e arcivescovo cattolico italiano (presidente della CEI); lo scrittore Pasquale Troìa; il cantautore Max Manfredi; la cantautrice Loreena McKennitt; la dottoressa Daniela Di Capua, la professoressa Francesca Corrao, la cantante Lucilla Galeazzi e la cantante Nazanin Savèh, alla scoperta di pensieri, parole e persone, anche attraverso le 12 tracce che restituiscono alla musica la sua capacità di dialogo.

Edith Bruck (1931) è scrittrice e regista. Nasce in una numerosa e poverissima famiglia ebrea che viveva a Tiszabercel (Tiszakarád), un piccolo villaggio ungherese ai confini dell’Ucraina. Nel 1944 Edith, i suoi genitori, i suoi due fratelli, e una delle sue sorelle vengono deportati ad Auschwitz. Edith e la sorella Elizabeth sopravvivono, passando da Auschwitz a Dachau, Christianstadt, e Bergen-Belsen, dove vengono liberate dagli Alleati nel 1945. Rimasta così orfana dei genitori a soli 12 anni, Edith torna in Ungheria dove si riunisce al fratello Péter (anch’egli sopravvissuto) e alle altre loro sorelle. Insieme si trasferiscono in Cecoslovacchia. Dal 1954 si stabilisce in Italia dove conosce Montale, Ungaretti, Luzi e stringe amicizia con Primo Levi, che la sollecita a ricordare la Shoah. Bruck inizia la sua carriera di scrittrice e testimone dell’Olocausto con l’opera “Chi ti ama così” (1959). Nel 1962 pubblica il volume di racconti “Andremo in città”, da cui il marito Nelo Risi trae l’omonimo film. È autrice tra l’altro delle seguenti opere: “Le sacre nozze” (1969), “Lettera alla madre” (1988), “Nuda proprietà” (1993), “Quanta stella c’è nel cielo” (2009), trasposto nel film di Roberto Faenza “Anita B.”, e ancora “Privato” (2010), “La donna dal cappotto verde” (2012) e “La rondine sul termosifone” (2017), “Ti lascio dormire”(2019), “Il pane perduto” (2021). Con quest’ultimo Bruck ha vinto l’ottava edizione del Premio Strega Giovani. Durante la sua lunga carriera ha ricevuto diversi premi letterari ed è stata tradotta in più lingue. Tra gli altri, è traduttrice di Attila József e Miklós Radnóti. Ha sceneggiato e diretto tre film e svolto attività teatrale, televisiva e giornalistica.

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