Gino Auriuso, una vita al servizio dell’arte e degli artisti

Roma. Lo troviamo costantemente sul palco di un teatro o dietro una macchina da presa, indaffarato tra film e spettacoli teatrali. Conosciuto e molto apprezzato sul grande schermo italiano ed estero, si è impegnato nei confronti dell’arte fondando la compagnia teatrale Artenova in veste di direttore artistico e l’associazione che tutela gli artisti chiamata Fed. It. Art. Incontriamo Gino Auriuso.

Sei il presidente di Fed. It. Art, acronimo per Federazione Italiana Artisti, un’associazione di categoria che tutela i propri associati nei confronti delle Istituzioni. Quale è lo scopo di questa realtà e quali sono i vostri obiettivi?

La Fed.It.Art. è nata nel 2007 ed ha sempre difeso i diritti dell’intero settore dello spettacolo dal vivo, organismi che si occupano di produzione, formazione, organizzazione di manifestazioni, gestione di spazi. Ad oggi è composta da oltre 150 realtà che operano nel comparto a vario titolo su tutto il territorio nazionale. La definizione della nuova legge sul Codice dello Spettacolo è l’obiettivo principale che stiamo perseguendo da anni ed auspichiamo che il 2022 possa essere l’anno giusto. Il nostro è un mondo che da troppo tempo vive senza regole certe e l’incertezza è la maggior nemica della programmazione a lungo termine, che può generare l’agognata stabilizzazione del lavoro. In ultimo, vorrei sottolineare il lavoro fatto da Fed.It.Art. ed altre sigle che hanno stilato una lettera aperta per lanciare un Progetto Culturale per Roma, questo il link dove si può trovare il testo (https://www.feditart.it/al-lavoro-su/).

Sei direttore artistico della Compagnia Artenova. Quali spettacoli avete messo ideato e quali temi trattate?

Artenova opera da quasi 15 anni e durante questo “cammino” abbiamo prodotto spettacoli di vario genere, siamo passati dall’ “Amleto” di Shakespeare al “Berretto a Sonagli” di Pirandello, abbiamo portato in scena autori contemporanei come Benni, Santanelli, Bogosian, grandi maestri del ‘900 quali Eduardo De Filippo, Samuel Beckett, Harold Pinter. Abbiamo spaziato dal comico al drammatico puntando principalmente sulla qualità della messa in scena a partire dalla scelta del cast artistico.

Sei attore e regista e vanti una carriera importante ormai trentennale. Potresti raccontarci un po’ il tuo vissuto, i tuoi più grandi successi e le esperienze?

Ho iniziato da bambino, avevo 12 anni e mi fu affidata la parte del pastorello Benino nella “Cantata dei Pastori”. Da allora non sono più sceso dal palco, ma nel frattempo ho studiato tanto ed ho sempre cercato di “rubare” il più possibile dai miei insegnanti. Per me il teatro è stato una forma di riscatto sociale, negli anni ’80, per chi come me viveva nella provincia di Napoli e proveniva da una famiglia modesta, era facile perdersi, bastava un’amicizia sbagliata, ma io fortunatamente ho incontrato l’amico giusto… il Teatro. Le mie più grandi soddisfazioni sono arrivate quando ho potuto condividere momenti di lavoro con dei maestri che da ragazzo vedevo come idoli inarrivabili: Albertazzi, Rigillo, Benvenuti, Villoresi, Mauri e tanti altri.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni lavorativi e i progetti futuri?

Dopo un anno di fermo forzato il lavoro, soprattutto all’aperto, si è rimesso in moto; molti i progetti e gli spettacoli che sto portando avanti quest’estate. Abbiamo ripreso uno spettacolo andato in scena già l’anno scorso e dedicato a Raffaello dal titolo “Giallo Raffaello”. Stiamo seguendo un festival denominato “I Viaggi dell’Arte” che va avanti da 13 edizioni e che quest’anno ha ricevuto il riconoscimento da parte del Ministero della Cultura attraverso il contributo proveniente dal FUS (Fondo Unico dello Spettacolo); inoltre, ad agosto debutteremo con “S/Coppia”: un excursus nella coppia da Adamo ed Eva ai giorni nostri ed oltre; con me in scena Gaia De Laurentiis e Riccardo Barbera, per la regia di Paolo Pasquini.
Ho in cantiere un progetto importante su un testo americano, con due attori di grandissima qualità, ma per scaramanzia non dico nulla, amo raccontare le cose che sono accadute o che stanno per accadere, quelle che sono in cantiere e non ancora certe le riservo e le proteggo finché non sono realtà.

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