Da “Il Maestro e Margherita” a “Pilato”, Massimo Popolizio interpreta le opere di Bulgakov

Milano. Massimo Popolizio, con il polistrumentista Stefano Saletti e la cantante Barbara Eramo, è protagonista di una drammaturgia musicale dalle pagine de “Il Maestro e Margherita” in cui Michail Bulgakov racconta la sua versione dell’incontro tra Ponzio Pilato e Gesù Cristo. Lo spettacolo replica, al Chiostro Nina Vinchi, da martedì 14 luglio a giovedì 16 luglio (prima rappresentazione in diretta sul grande schermo di mare culturale urbano), per poi spostarsi alla casa Jannacci (venerdì 17 luglio) e alla Biblioteca Cassina Anna (sabato 18 luglio). In caso di maltempo, le recite del Chiostro si sposteranno nella sala del Teatro Grassi, mentre quelle dei Municipi saranno annullate.

Massimo Popolizio interpreta il secondo capitolo del capolavoro di Bulgakov, le venticinque pagine dedicate al procuratore della provincia romana di Giudea, Ponzio Pilato, e al suo incontro, a Gerusalemme, con uno strano individuo, Yehosua Ha-Nozri, del quale la folla, fomentata dal sommo sacerdote Caifa, chiede a gran voce la condanna a morte. La potenza della scrittura è tale da suggerire immediatamente al lettore l’idea che la vicenda di quella morte, dalla quale ha avuto origine una delle tre religioni più praticate nel mondo, non possa essersi svolta che nella maniera in cui viene raccontata da Bulgakov. “La storia universalmente conosciuta di Gesù Cristo, dal suo arresto fino alla crocifissione sul Golgota, è qui vissuta dal punto di vista del procuratore Pilato – spiega Popolizio. Viviamo le sue emicranie, i suoi attacchi di panico di fronte alla folla, i suoi sudori freddi per l’incontro con Caifa. La paura, lo sbigottimento di trovarsi di fronte a qualcosa di profondamente destabilizzante, nell’incontro con il prigioniero Yehosua, della città di Gamala, diventano il nostro punto di vista: come se Pilato fosse sempre seguito da una telecamera». Le parole dell’attore si intrecciano al tessuto sonoro creato da Stefano Saletti e Barbara Eramo, composizioni che sono in parte originali e in parte attingono alla tradizione mediterranea ed ebraico sefardita. Le musiche sottolineano i passaggi più intensi del testo e supportano la narrazione di Popolizio, portando lo spettatore a viaggiare nel tempo e nello spazio, attraverso la parola e le suggestioni di timbri e sonorità antiche ed evocative”.

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