Firenze. Fino ad oggi, presso il Museo Galileo di Firenze, si svolge il convegno dal titolo “Scienza e mito di Galileo in Europa nei secoli XVII-XIX”. Le giornate di studio rappresentano la conclusione di un progetto triennale condotto da cinque unità di ricerca facenti capo ad altrettanti atenei (Università di Siena, Bergamo, Cagliari, Catania e Roma III) che si propone di indagare in profondità alcuni grandi temi legati alla figura di Galileo e alla sua complessa eredità sia nel campo propriamente scientifico che in quello politico-religioso.
La fama di Galileo esplose in tutta Europa grazie alle novità contenute nel “Sidereus Nuncius” (1610) e proseguì con le “Lettere sulle macchie solari” (1613) e il “Saggiatore” (1623). L’opera che suscitò maggior attenzione fu però il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” (1632), soprattutto dopo la condanna pontificia, che colpì profondamente scienziati e intellettuali europei.
L’ampia circolazione del nome di Galileo, a differenza di altri protagonisti della nascita della scienza moderna, non è circoscrivibile agli ambienti filosofico-scientifici. La sua notorietà ebbe un impatto molto più ampio e contribuì a nutrire discussioni e controversie sia sul versante religioso sia su quello politico. Già all’indomani della morte (1642), ma soprattutto dalla metà del Settecento e per tutto l’Ottocento, la sua condanna (22 giugno 1633) e la conseguente abiura alimentarono la costruzione del mito di Galileo come simbolo della libertà della ricerca scientifica e della sua autonomia rispetto al potere politico e religioso.
Questo vasto campo di ricerche risulta in larga misura ancora inesplorato ma ciò che emerge dagli studi condotti finora è un’eredità che ha segnato in profondità il nostro continente e fa ancora oggi di Galileo uno dei più autentici ispiratori dell’identità europea.