“Carmen”, il capolavoro di Bizet rielaborato da Shchedrin all’Auditorium di Milano

Milano. “Carmen”, balletto scritto da Rodion Shchedrin nel 1967 per l’amata moglie Majja Pliseckaja, è un lavoro che ridà vita al capolavoro di Georges Bizet attraverso nuovi linguaggi e rinnovati arrangiamenti. Giovedì 27 gennaio (ore 20.30), venerdì 28 gennaio (ore 20) e domenica 30 gennaio (ore 16) all’Auditorium di Milano si esegue la “Suite” dal balletto di Shchedrin. Protagonista, naturalmente, l’Orchestra Sinfonica di Milano “Giuseppe Verdi”, sotto la bacchetta del Direttore Musicale Claus Peter Flor.
Shchedrin mutua alcuni dei temi che percorrono la celebre opera di George Bizet in un arrangiamento in forma di ‘Suite’ in tredici movimenti. Il raffinato impiego delle percussioni utilizzate in contrappunto con gli archi conferisce alla partitura una veste estetica, espressiva e timbrica estremamente originale e moderna.
Un capolavoro fin dall’introduzione, caratterizzata da lunghe linee armoniche tratteggiate dagli archi e il gruppo di campane che rivela il tema dell’‘Habanera’, al finale, dove la stessa rappresentazione musicale fa ritorno e conclude il lavoro in un’atmosfera di profonda carica emotiva.
Completa il programma una solista d’eccezione, che si misura col “Concerto n.1 per violoncello e orchestra” di Franz Joseph Haydn: si parla di Quirine Viersen, strumentista tra le più apprezzate della sua generazione, “caratterizzata da equilibrio, immaginazione e un piacevole senso della fantasia”, come si legge su una recensione.
Afferma la violoncellista: “Ho studiato il “Concerto in Do maggiore” quando avevo dieci anni. A quel tempo suonavo basandomi molto sulla mia intuizione ma fu grazie a mio padre, il violoncellista Yke Viersen, che iniziai a studiare le partiture da più vicino possibile, sapendo quanto fosse importante realizzare le intenzioni del compositore, incarnate nella partitura”. Una partitura, dunque, che rappresenta quasi un punto cruciale nella carriera di Quirine Viersen.
Si tratta di un lavoro datato 1765, scritto durante un periodo in cui il musicista ebbe modo di sperimentare e di collaudare soluzioni compositive diverse dal consueto, una stagione compositiva estremamente prolifica che vide un ampliamento e un grandissimo sviluppo delle facoltà compositive relative ai singoli strumenti. Come molte composizioni coeve andò dispersa, per essere ritrovata solamente nel dopoguerra in una copia manoscritta non autografa e non datata negli Archivi di Stato di Praga: fu il musicologo cecoslovacco Oldrich Pulkert a ritrovarla, in una raccolta di manoscritti del XVIII secolo ivi conservata alla Biblioteca del Museo Nazionale di Praga. La prima esecuzione moderna del Concerto così riscoperto fu data dal violoncellista Milos Sádlo il 19 maggio 1962, a Praga, con l’orchestra della Radio Cecoslovacca diretta da Charles Mackerras, e riscosse immediatamente un grande successo che procurò al Concerto una diffusione internazionale.

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