Cortina d’Ampezzo. Al Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina – dal 7 dicembre 2018 al 22 aprile 2019 – 140 opere di Andy Warhol raccontano la storia del più pungente interprete della società di massa e del consumismo, illuminante sociologo dell’America Anni ‘60: Andy Warhol Superstar.
Andrew Warhol Jr è stato non solo il più acuminato interprete della società di massa e del consumismo, folgorante sociologo dell’America Anni ‘60, ma è stato anche colui che ha saputo trasformare in arte i feticci dell’immaginario collettivo americano, anticipando l’instaurarsi del potere dei mass media. Andy Warhol fotografo, regista, designer e illustratore, padre della Pop Art che ha trasformato in icone la Coca Cola, Elvis Presley, la Campbell’s Soup, Liz Taylor e Marilyn Monroe, il biglietto del dollaro e Jackie Kennedy. Andy Warhol Superstar una definizione che appare scontata e che rimanda alla figura dell’artista simbolo di una New York edonista e scatenata, che diventò punto di riferimento di grandi attori e attrici, rock star, stilisti e persino politici.
La mostra con 140 opere racconta tutto il suo percorso professionale presentandone i capolavori di ogni periodo: partendo dalla coloratissima Liz (1964), passando per i dipinti dei francobolli, come S&H Green Stamps (1965), fatti con stampini ripetuti e più e più volte sulla carta arrivando all’immancabile Marilyn – tra le quali in mostra quelle del 1967, del 1970 e del 1985. E ancora, cinque splendide Cow (dal 1966 al 1978) accanto ad altre super icone: le Brillo Box e i primi Flowers (1964), esposte a suo tempo nella prestigiosa galleria di Leo Castelli come se fossero sgargianti carte da parati. E anche la serie Ladies and Gentlemen (1975), la serigrafia dell’intramontabile Brillo Box (1970), i Flowers (1970 e 1974), i Mao (1972 e del 1974), con i quali Warhol inaugura una nuova pittura meno neutrale e più gestuale senza dimenticare le Campbell’s Soup (1968/69), il Mick Jagger (1975) donato e dedicato da Andy Warhol all’attrice Dalila Di Lazzaro e i Camouflage del 1987. Warhol moriva in quell’anno, dopo essere scampato miracolosamente alla nera signora nel 1968 quando una pazza gli spara al ventre.
Il percorso della mostra che si avvia negli anni Cinquanta, quando Warhol debutta nella commercial art e lavora come illustratore per riviste prestigiose (da Harper’s Bazar al sofisticato New Yorker) e come disegnatore pubblicitario vuole raccontare l’incredibile vita di un uomo, personaggio e artista, che ha cambiato i connotati del mondo dell’arte ma anche della musica, del cinema e della moda, che ha stravolto radicalmente qualunque definizione estetica precedente. I suoi 5 minuti di celebrità continuano ancora.
Con il Patrocinio della Regione Veneto e Provincia di Belluno, del Comune di Cortina d’Ampezzo e Campionati del Mondo di Sci Alpino Cortina d’Ampezzo 2021, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia ed Eugenio Falcioni, in collaborazione con Art Motors, ed è curata da Gian Camillo Custoza.
Prima sezione della mostra. Dal trasferimento a New York ai lavori occasionali come grafico, gli anni Cinquanta costituiscono il vero esordio di Andy Warhol. Si fa notare dalle riviste di moda più importanti e la sua ascesa è velocissima. Inizia a collaborare anche con la maison di gioielli Tiffany, prima come vetrinista e poi come pubblicitario. Nel 1962 comincia a usare la serigrafia e crea la serie di Campbell’s Soup, minestre in scatola che dagli scaffali dei supermercati, Warhol trasforma in opere d’arte. In seguito arrivano le serie dedicate a Elvis, a Marilyn, alla Coca-Cola. A colpire Warhol, sono quegli oggetti che abbattono il divario tra ricchi e poveri, perché una Coca-Cola se la può permettere chiunque, e per quanto sia enorme il potere d’acquisto di un milionario, la sua Coca-Cola non sarà più buona di quella di un altro. Nel 1963 fonda la sua Factory, che diventa il centro catalizzatore della cultura underground. Prima di editare la rivista di culto Interview nel 1969, ha tempo di realizzare vari film e di teorizzare i famosissimi “15 minuti di celebrità per tutti”. Una celebrità che è il suo obiettivo principale. Dipinge incessantemente nella metà degli anni Settanta, usando come base le Polaroid scattate ai tanti personaggi che continuano a popolare la Factory: Sylvester Stallone, Liza Minnelli, Caroline di Monaco e Mick Jagger. All’interno di questa sezione opere come: Liz e Flowers (1964), S&H Green Stamps (1965), Marilyn (1967) e Cow (1966,1971,1976).
Seconda sezione della mostra. Gli anni Ottanta incoronano Warhol come il più noto nonché prolifico artista vivente. Sono moltissimi anche gli autoritratti, così come le opere dedicate al mondo immaginario dei fumetti, delle fiabe e dei romanzi, da Superman a Dracula, da Topolino a Babbo Natale. Nel 1983 realizza una serie che sembra discostarsi dal mondo provocatoriamente amorale che ha abbracciato fino a quel momento: dieci serigrafie che rappresentano altrettanti animali in via d’estinzione: sostiene infatti che non ci può essere opera d’arte più grande che l’azione di preservare la Terra. Il suo lavoro si fa più evocativo e si concentra su particolari meno a fuoco rispetto all’immaginario collettivo. Non si può parlare di una svolta concettuale, perché la pop culture continua a essere la sua cifra, ma certo le sue opere sembrano più riflessive. In questi anni Warhol viaggia per il mondo intero. L’ultima sua meta sarà l’Europa: Milano e Parigi, tra il 18 e il 24 gennaio 1987, quando presenta la serie dedicata all’Ultima Cena di Leonardo. Il 22 febbraio del 1987, muore sotto i ferri di una semplicissima operazione alla cistifellea, lasciando il mondo orfano di un artista che, come pochi altri, ha cambiato il corso della storia dell’arte. Un artista che diceva di non volersi occupare di politica, ma che è riuscito a influenzare le masse. Un artista che diceva di non ricercare alcun messaggio impegnato nelle sue opere, ma che ha condizionato la concezione moderna del pensiero. Un artista i cui 15 minuti di celebrità dureranno in eterno. All’interno di questa sezione opere come: Absolute Vodka (1985), Teddy Roosevelt e John Wayne (1986), Hans Christian Andersen, Camouflage e Moonwalk (1987).