Amélie e il suo “favoloso mondo”, il valore della leggerezza a distanza di vent’anni dal suo debutto

Parigi. “Amélie” e il suo favoloso mondo compiono 20 anni. Nella primavera del 2001 la fortunatissima pellicola di Jean-Pierre Jeunet debuttava nelle sale cinematografiche del mondo conquistandosi sin da subito la qualifica di “film cult”. Diventò il film più visto dell’anno imponendosi al secondo posto della celebre classifica “The 100 Best Films Of World Cinema” redatta da Empire, a fronte di un budget molto superiore alle stime inziali.

Audrey Tautou ha avuto il talento di rendere celebre la storia di un personaggio straordinariamente normale e a tratti bizzarro, svampito e mosso da una fantasia dirompente grazie alla sua deliziosa interpretazione dando luogo, altresì, ad un fenomeno durevole nel tempo: la visita presso il famigerato “Cafè des 2 Moulins” in rue Lepic, a Parigi.

Un luogo iconico e onirico per i suoi colori pastello e il design anni ’60, nel quale è d’obbligo fare una sosta mirata e ordinare una squisita creme brulèe lasciandosi suggestionare dalla magnifica atmosfera parigina circostante. Ma cosa ci insegna questo personaggio? Che nella vita, anche adulta, è fondamentale alimentare la propria fantasia; vivere con leggerezza la solitudine del quotidiano stando insieme agli altri; immaginare mondi altri da esplorare (meglio se in compagnia di un simpatico gnomo); ci insegna una filosofia preziosa, quella che trova il suo senso profondo nel concetto di dono. Donare agli altri il proprio tempo, le proprie cure, la propria attenzione anche per imprese rocambolesche.

La scatola di latta dove sono racchiusi semplici oggetti dell’infanzia appartenuti ad uno sconosciuto e apparentemente insignificanti detiene un forte valore simbolico nell’economia narrativa della pellicola diventando infatti, il motore per andare alla scoperta del mondo. Per dare un senso grande ad un piccolo gesto: restituire quelle cose al suo legittimo proprietario ma anche che la materia può essere causa di altruismo.

Numerosi sono gli insegnamenti di cui la pellicola si rende portatrice, talvolta in modo dichiarato, talaltra in modo più celato ma sempre con modalità estremamente piacevoli e anche divertenti.

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