Una confessione lucida e autoironica in “Messmer”

Bologna. Sabato 30 e domenica 31 marzo va in scena al Teatro delle Moline “Messmer” di Patrizia Vicinelli con Francesca Ballico: una confessione lucida e autoironica, dai tratti autobiografici.
La trama si sviluppa in un monologo interiore e ripercorre una precipitosa fuga in treno, causa involontaria dell’overdose di un amico della protagonista. In un ricordo allucinato, in una specie di ipnosi, affiora una Bologna aggrovigliata nei portici, nascosta in angoli bui, tra spacciatori di piccolo calibro ed equivoci amanti dei servizi segreti americani.
Messmer, soprannome della protagonista, è uno spirito eroico alla ricerca costante di una parola poetica, contro l’aridità, il calcolo, il conformismo impietoso: la sua città, ritorta tra le ombre dei vicoli, brulica di personaggi irridenti e goffi, teneramente comici nella loro ostinazione trasgressiva che, come in un sogno, prendono le forme ipertrofiche di sagome deformate del fumetto.
La parola scorre impetuosa tra i rimandi jazz e barocchi delle musiche di Enrico Guerzoni mentre le tavole di Carlo Pastore e Nicola Barzanti costruiscono un bestiario antropomorfo, segno concreto di un racconto poetico per immagini.

“Messmer è un omaggio a Bologna e a una delle sue voci poetiche, Patrizia Vicinelli. La prima versione è nata da un intreccio di immaginari e linguaggi per ricreare le atmosfere della città underground anni ’80. Il testo è di forte impatto emotivo, incalzante e frammentario come un flusso di coscienza, e sembra scritto per la scena. È la testimonianza di una generazione che si è dissipata nell’ansia di una rivolta permanente e allo stesso tempo un travestimento umoristico dell’autrice, che rivela solo a tratti la sofferenza degli ultimi anni. Il linguaggio è ricco di contaminazioni e arriva diretto, senza filtri, alle nuove generazioni. Una prosa che incalza il respiro, concepita per l’oralità. Dalle prime esecuzioni di poesie fonetiche degli anni ’60, incise in vinile, fino alla complessità dei poemi epici, Vicinelli è stata anche performer dalle straordinarie qualità vocali. Ha partecipato al cinema d’avanguardia di Alberto Grifi, al teatro di Aldo Braibanti, alla video arte di Gianni Castagnoli, al jazz di Paolo Fresu, con il quale ha inciso un bellissimo Majakovskij, attraversando i diversi territori delle arti con indomabile vitalità. Trasgressiva ed eretica, stilisticamente rigorosa, Patrizia Vicinelli è riuscita a fondere le grammatiche del Gruppo 63 con l’immediatezza dell’urlo della Beat Generation, in un sovrano imbroglio che travolge ancora oggi con la sua potenza espressiva, lasciandoci storditi”.

La programmazione del Teatro delle Moline è realizzata nell’ambito del progetto Cantiere Moline sostenuto da ATER Associazione Teatrale Emilia Romagna ed Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.