“Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty”: il festival raccontato dal direttore artistico Michele Lionello

Rovigo. Intervistiamo Michele Lionello, direttore artistico di “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty”, festival che unisce la musica alle tematiche sui diritti umani e che prevede anche due premi: uno per gli artisti emergenti ed un altro per i “Big”.

Michele, com’è nato “Voci per la libertà”?
Il progetto nasce nel ’98 a Villadose, in provincia di Rovigo, quando, in occasione del 50° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, abbiamo organizzato una piccola iniziativa con l’intento di promuovere la tutela dei diritti umani, appunto, attraverso la musica. In origine, il progetto era fatto solo in collaborazione con la sezione locale di Amnesty e prevedeva la partecipazione dei soli artisti emergenti. Dal 2003, si è aggiunta una nuova sezione dedicata ai “Big” e quindi da allora assegniamo due premi.
Inoltre, durante il festival programmiamo molteplici iniziative: non solo concerti ma anche installazioni artistiche, ad esempio. L’edizione di quest’anno, poi, è la venticinquesima del festival nonché la ventesima dall’istituzione del premio per i big e, tra le altre cose, stiamo lavorando ad un docufilm sulla storia del festival e del premio per celebrare questi anniversari.

E com’è iniziata la tua direzione artistica?
In verità sono stato tra i fondatori del festival, sin da quando era un’iniziativa solo provinciale. Dal 2000 circa, è cominciata la collaborazione con Amnesty Italia. Da allora siamo cresciuti anno dopo anno e, nonostante oggi siano coinvolti nomi importanti della canzone italiana, cerchiamo sempre di coinvolgere artisti emergenti. È un lavoro che non si riduce alle giornate del festival, che normalmente si tiene a luglio, ma si sviluppa su undici o dodici mesi all’anno. Ad esempio, organizziamo anche molti laboratori nelle scuole: in sostanza, proviamo a creare altre occasioni di visibilità per gli emergenti al di là della kermesse. Con Giovanni Stefani, cofondatore del festival e Presidente dell’Associazione “Voci per la libertà”, lavoriamo costantemente affinché ci siano durante tutto l’anno iniziative legate alle due anime della manifestazione: da un lato, la promozione artistico-culturale e, dall’altro, la tutela dei diritti umani. Naturalmente, cerchiamo di raggiungere il pubblico più ampio possibile.
Da un punto di vista personale, poi, sono molto legato a questo progetto: ho 50 anni e sono 25 anni di festival, potrei dire che è come un figlio per me.

Alla luce dell’attuale momento storico, avete già previsto iniziative legate alla tutela dei diritti umani in Ucraina?
Innanzitutto, su questo tema sia noi che Amnesty stiamo portando avanti progetti in tutte le città italiane. Naturalmente, speriamo che per luglio in Ucraina si sia raggiunta la pace. È ancora presto per definire il tema della campagna: in ogni caso non possiamo dimenticare tutte le altre violazioni dei diritti umani perpetrate nel mondo. Di alcune parleranno anche gli artisti “Big” con le loro canzoni in gara. In questo momento siamo concentrati sulla parte artistica della manifestazione: infatti, da poco sono stati resi noti i nomi dei “Big” e dei sessanta artisti emergenti che parteciperanno al premio.

Il prossimo festival sarà il primo dopo il rientro in Italia di Patrick Zaki: è già programmata una parentesi a lui dedicata?
Naturalmente, il nostro sogno è quello che Patrick sia libero definitivamente e di poterlo così portare al festival. La presenza fisica dipenderà dal governo egiziano e non da noi: comunque, proveremo ad organizzare almeno una videoconferenza. Ad ogni modo, l’anno scorso abbiamo tenuto un grande evento in streaming in collaborazione con il MEI, con più di 200 interventi di artisti, giornalisti, conduttori ed organizzatori. Ciò testimonia come la mobilitazione generata dalla musica possa dare risultati importanti.

Ecco, proprio soffermandoci su quest’ultima riflessione, in base alla tua esperienza, qual è il collegamento tra musica e diritti umani?
Ritengo che la musica possa sensibilizzare le persone ed i governi: non sempre ci riusciamo e devo dire che sarebbe bellissimo se non ci fosse bisogno di noi. Oltre a questo, posso sottolineare come anche per gli artisti “Big” il nostro premio è spesso l’occasione per promuovere dei brani che diversamente non sarebbero pubblicati: sono pezzi con contenuti complessi e difficili da collocare in album o anche da diffondere come singoli.
In definitiva, credo che anche una “canzonetta”, per citare Bennato, possa mobilitare le coscienze.

L’appuntamento con il festival è dal 21 al 24 luglio a Rosolina Mare (Rovigo).

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