Reggio Emilia. Nella città dove nacque il tricolore italiano, Reggio Emilia, nel cuore del centro storico, troviamo bellissime abbazie e chiese di infinita bellezza. Tantissime sono le strutture che hanno una lunga storia alle spalle, tra queste la Galleria Parmeggiani, in prossimità del famosissimo Teatro Municipale “Romolo Valli” e del sempreverde Parco del Popolo.
La Galleria Parmeggiani è connessa alle vicende di due singolari figure fin de siecle, Luigi Parmeggiani, collezionista e mercante d’arte, e l’artista asturiano Ignacio Leon y Escosura. Nato vicino a Reggio Emilia nel 1860 e precocemente avviato agli ambienti anarchici, Parmeggiani nel 1889 risulta coinvolto nell’attentato alla vita di due deputati del Partito Socialista. Ricercato dalla polizia, Parmeggiani ripara a Londra dove incontra lo spagnolo Escosura, proprietario di una Galleria d’oggetti d’arte e pittore di scene storiche ricostruite in atelier utilizzando abiti, oggetti e arredamenti da lui stesso raccolti e collezionati.
Il legame tra Parmeggiani ed Escosura si consolida in seguito a Parigi nella gestione della Galleria antiquaria “Louis Marcy Maison”, appartenente alla famiglia di Madame Escosura, al secolo Marie Therese Augustine Filieuse Marcy. All’attività commerciale della Galleria si collegava la produzione artigianale di oggetti in stile antico, veri e propri falsi d’autore, disegnati da Escosura unendo particolari di celebri pezzi antichi poi realizzati da abilissimi artigiani. I falsi Marcy, che oggi risultano essere particolarmente apprezzati e ricercati come pezzi da collezione, sono soprattutto oggetti ispirati al mondo medievale e rinascimentale, realizzati in metallo, arricchiti con smalti e pietre semipreziose e decorati con motivi araldici. Alla morte d’Escosura, nel 1902, la vedova inizia una relazione con Parmeggiani, il quale cambia identità e assume il nome dell’illustre Louis Marcy, sostituendo il pittore spagnolo nel commercio dei falsi Marcy, riuscendo a collocare numerosi pezzi nelle più importanti gallerie d’arte pubbliche e private dell’epoca.
Nel 1920 Parmeggiani sposa Anna Detti, nipote di Madame Escosura e figlia del pittore spoletino Cesare Detti. Insieme a lei torna nel 1924 a Reggio Emilia portando con sé dalla Francia un patrimonio d’arte costituito dai mobili, costumi, tessuti e dipinti della collezione privata di Ignacio Leon y Escosura e gli oggetti di artigianato ereditati dalla bottega Marcy. La Galleria Parmeggiani trova sede in una bizzarra palazzina in stile gotico – rinascimentale fatta appositamente costruire da Parmeggiani all’ingegnere Ascanio Ferrari, palazzina a cui si accede attraverso un portale del XV secolo proveniente da Palazzo Morel a Valencia.
Nel 1932 Anna e Luigi Parmeggiani vendono l’edificio e l’intera raccolta al Comune di Reggio Emilia, ottenendo in cambio un vitalizio per l’apertura della Galleria. Luigi Parmeggiani muore nel 1945 e la moglie Anna nel 1954. Durante il restauro del 1988 si è deciso di conservare l’ordinamento e l’allestimento voluto da Parmeggiani direttamente ispirati alla sua Galleria di vendita parigina, testimonianza oggi preziosa del gusto eclettico di fine Ottocento.
Si accede alla Galleria attraverso un vestibolo che ospita una raccolta di marmi e terrecotte recuperando il modello degli androni dei palazzi rinascimentali. La Sala delle Armi si articola in tre nuclei: il primo è composto da una serie di spadini collocabili tra il XVII e il XIX secolo, il secondo comprende armi realizzate in stile rinascimentale intorno al 1840, mentre l’ultimo è ricollegabile alla bottega Marcy e databile tra gli anni ‘70 e ‘80 del XIX secolo.
La Sala dei Gioielli ospita esemplari d’oreficeria appartenenti alla produzione Marcy realizzati tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo in forme medievali e rinascimentali.
Nella Sala dei Costumi sono esposti abiti femminili datati al XVII e XVIII secolo e abiti maschili realizzati tra il XVIII e il XIX secolo, alcuni dei quali completi dei tre pezzi secondo la foggia dell’epoca. Di particolare interesse la collezione di calzature e accessori.
Mobili, sculture, arredi sacri e profani di provenienza europea sono ospitati nel Salone Centrale accanto ad un gruppo d’oreficerie di produzione Marcy collocate nelle vetrine centrali. I dipinti esposti mantengono nelle targhette in ottone le attribuzioni originariamente fornite da Parmeggiani. Tra le opere più pregiate il “Salvatore Benedicente”, di sicura attribuzione a El Greco, oltre a dipinti italiani di Andrea Celesti, Giovanni Francesco Romanelli, Gianbettino Cignaroli. Opera particolarmente interessante è il costume maschile in seta cremisi con applicazioni in pelle databile al XVII secolo.
La Sala Detti ospita i dipinti realizzati dal pittore spoletino trapiantato a Parigi e mostrano immagini dei protagonisti della famiglia Marcy – Escosura – Parmeggiani in suggestivi travestimenti storici. La Sala è dedicata ai dipinti di Cesare Detti, padre di Anna e suocero di Luigi Parmeggiani. Sono esposte ventitré opere dell’artista (un suo notevole “Autoritratto in veste di antiquario” campeggia nel salone centrale sopra il monumentale camino).
Nelle due Sale Escosura sono conservati numerosi dipinti di ambientazione storica, nei quali sono riconoscibili gli oggetti della collezione. Nella sala più piccola sono raccolti ritratti di famigliari o amici d’Escosura e alcuni dipinti di paesaggio. Distribuiti in due sale a lui dedicate, gli oltre trenta dipinti di Ignacio Leon y Escosura consentono di approfondire le caratteristiche della sua produzione pittorica, non solo rappresentata dalle più note scene storiche ma anche da composizioni di paesaggio, nature morte e ritratti.
La Sala Fiamminga e la Sala Franco – Inglese ospita importanti dipinti di cui è oggi possibile offrire una più convincente attribuzione e definizione stilistica. La distinzione e divisione dei dipinti per scuole nazionali, tramandata da Parmeggiani, rispecchia comunque filoni della collezione Escosura, secondo le consuetudini del collezionismo dell’Ottocento. Per la scuola fiamminga, oltre al bel trittico cinquecentesco già attribuito a Van Eyck e collocato nel salone centrale, troviamo l’interessante opera “Paesaggio invernale con la fuga in Egitto” riconosciuta come opera autografata del “Maestro dei paesaggi invernali” e il dipinto raffigurante l’allegoria della lussuria attribuito a Matthias Stomer. Spiccano nella sezione francese la raffigurazione femminile riconducibile alla scuola di Fontainebleau e il cinquecentesco ritratto equestre su pietra di alabastro, mentre la scuola inglese è rappresentata da decorativi ritratti settecenteschi. Nella Sala Fiamminga si nota il sontuoso parafuoco raffigurato anche nei dipinti di Escosura. Databile fra il sesto e il settimo decennio dell’Ottocento: quest’opera rimedita con eleganza il gusto decorativo francese di epoca tardo – barocca. Nella Sala Franco – Inglese, invece, troneggia l’elegante tavolo da parete, verosimilmente da riferirsi ad acquisti fatti in patria dal Parmeggiani stesso, quindi in data successiva al suo definitivo trasferimento a Reggio Emilia. A dispetto della collocazione, ancora una volta del tutto sviante, la console è attribuibile a manifattura toscana all’altezza del secondo – terzo decennio del XIX secolo. Applicati in epoca posteriore con ogni probabilità dal Parmeggiani stesso, i fregi in metallo dorato di cifra neoclassica a sugellano l’ascendenza “francofona” del mobile.
La raccolta della Sala Spagnola conserva importanti opere su tavola del XV e XVI secolo; importante menzionare il dipinto intitolato “Il matematico” realizzato nel 1644 da Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto. La Sala dei Velluti contiene, accanto a campioni e a paramenti antichi, alcune imitazioni ottocentesche di rara fattura ed alta qualità.