La svolta femminile nella direzione d’orchestra, Gianna Fratta si racconta

Foggia. La musica fa parte del nostro vissuto, accompagna momenti per noi importanti ma c’è anche chi l’ha scelta per tutta la vita, facendo di essa il suo pane quotidiano. Abbiamo incontrato Gianna Fratta, musicista poliedrica, della quale abbiamo voluto approfondire la conoscenza.

Come le è nata la passione per la musica e la decisione di farne un mestiere?

Ho iniziato a studiare musica da piccola perché mi hanno spinta i miei genitori, avevo 5 o 6 anni quando iniziai a studiare il pianoforte. Mi sono subito appassionata allo studio della musica la prima volta che ho sentito un’orchestra dal vivo; a 9 anni, invece, ho deciso di fare la direttrice d’orchestra perché mi sembrava un mondo sonoro molto ricco. In seguito, ho studiato e intrapreso tutti i percorsi necessari per arrivare a fare il direttore d’orchestra, quindi, sono diplomata in composizione, musica corale e composizione di coro e anche in direzione d’orchestra. Per cui l’inizio della mia avventura musicale che, poi, è diventata la mia vita, è sicuramente dovuta ai miei genitori che mi hanno fatto studiare musica.

Ai nostri giorni è raro vedere una donna nelle vesti di maestro d’orchestra. Come si sente ad essere tra le pioniere di questa figura?

Sicuramente la direzione d’orchestra è ancora un ruolo molto maschile, però stanno cambiando le cose. Sempre più donne si cimentano in questo mestiere, sempre più donne riescono ad intraprendere questa carriera che è molto complessa. Tra qualche anno non ci sarà più il problema di pensare se sia una donna o un uomo sul podio, in quanto la direzione d’orchestra non è un lavoro di genere ed è un lavoro che le donne possono fare benissimo. C’è ancora da smantellare l’abitudine di vedere sul podio un uomo.

Quale Paese in cui ha diretto le è rimasto maggiormente nel cuore?

Non c’è un Paese che mi è rimasto più nel cuore rispetto ad altri. Sono stata legata a tutti i luoghi in cui ho diretto. Sicuramente gli Stati Uniti, ma anche il Brasile, l’Argentina, la Corea, l’Uruguay, la Cina mi hanno colpito ma ognuno per motivi diversi. Ma l’unica vera preferenza resta certamente l’Italia.

Ha mai composto qualcosa?

Non ho mai composto nulla se non quando ero studentessa di composizione. Non mi sono mai dedicata alla composizione ma soltanto al pianoforte e alla direzione d’orchestra.

Cosa direbbe alle nuove generazioni che intraprendono un percorso musicale?

Alle nuove generazioni che intraprendono il percorso musicale e che vogliono fare della musica la propria vita dico di provarci molto seriamente, studiando e impegnandosi, puntando tutto sul merito senza cercare scorciatoie. La musica è un percorso difficile ma non è impossibile, basta prepararsi bene, studiare sempre, avere la forza di dedicare allo studio tante ore della propria giornata per tutta la vita perché il segreto della musica è questo.

Cosa consiglia alle nuove donne che intendono affrontare un percorso così arduo e, sotto molti aspetti, ancora molto maschile?

A tutte le donne che vogliono iniziare la carriera della direzione d’orchestra dico di farlo, di provarci seriamente, puntando tutto sulla formazione, cercando maestri di qualità e di prepararsi bene.

Quali emozioni ha provato quando hai incontrato la grande Martha Argerich?

Ho provato una grande emozione perché si tratta della più grande pianista del mondo, una delle più grandi pianiste di tutti i tempi. Una persona che ha 78 anni ma ha una forza, una tecnica, un virtuosismo, una concentrazione incredibili. Stare vicino a lei sul palcoscenico mi ha dato un motivo di grande orgoglio, di grande soddisfazione, soprattutto perché è una donna che ha avuto una vita musicale strabiliante, straordinaria, al fianco dei più grandi direttori delle più grandi orchestre nelle sale più prestigiose del mondo. Una persona eccezionale, in quanto nella sua vita ha anche sconfitto il male del secolo, e una persona ricca non soltanto di musica ma ricca di umanità.

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