Il potere delle parole nella musica, incontro con Carlo Mercadante

Napoli. Lo conosciamo per i suoi successi sempre tra i primi posti in classifica e per la sua musica dai mille stili, per il potere delle sue parole che lasciano un segno indelebile. Carlo Mercadante ha tanti progetti in testa e tutta la forza di vederli realizzati. Ha vinto il prestigioso Premio Tenco per la realizzazione di un album collettivo in onore di Rino Gaetano dal titolo “Ad esempio a noi piace Rino”. Lo incontriamo per conoscerlo meglio.

L’album “Ad esempio a noi piace Rino” è un progetto collettivo, realizzato dagli artisti di Isola Tobia Label, che celebra il grande artista Rino Gaetano. Questo vi è valso il prestigiosissimo riconoscimento Targhe Tenco 2021 nella categoria Album collettivo a progetto. Ci puoi raccontare di questo album e la genesi di questa idea?

L’idea parte da una telefonata di Giovanni Albanese, alias Porfirio Rubirosa, che mi suggerisce di realizzare un tributo a Rino Gaetano per i quarant’anni dalla sua scomparsa. In realtà, vista la situazione che noi artisti indipendenti stiamo vivendo dall’inizio della pandemia, la mia reazione è stata inizialmente negativa, salvo poi rendermi conto che questo progetto poteva letteralmente salvarci da quest’aura di impotenza che stavamo vivendo. Il giorno dopo abbiamo chiamato tutti i nostri artisti e abbiamo detto loro che avrebbero avuto due giorni di tempo per scegliere un brano di Rino Gaetano e dieci giorni per produrlo. La risposta degli artisti è stata sorprendente: ciascuno di loro ha messo in campo tutta la propria capacità di organizzazione e il proprio talento, coinvolgendo dieci studi di registrazione e i propri musicisti, stando ai tempi che avevamo loro dettato. Da parte nostra abbiamo realizzato in un mese mezzo quello che normalmente si fa in sei mesi, coordinando studi, tecnici, musicisti, pratiche, stampe e tutto quello che c’è dietro una produzione discografica. Il risultato è che ci siamo sentiti nuovamente in pista con un progetto che ha unito i singoli elementi dell’etichetta, facendoci diventare squadra e aiutandoci a ripartire in un momento così complicato. La Targa Tenco è stata una conseguenza di tanto lavoro probabilmente. È stato bello dimostrare a noi stessi la voglia di non metterci in un angolo ad aspettare che un momento negativo passasse. A prescindere dalla Targa, non posso che essere orgoglioso del percorso che abbiamo fatto per realizzare questo disco.

Hai una lunga carriera musicale come cantante, la tua musica è versatile ed esplora svariati stili. Ci puoi rivelare a quali influenze ti rifai principalmente e, soprattutto, quali cambiamenti la tua musica ha ricevuto durante la tua longeva carriera?

Mi piace ricercare, esplorare. Non ho un genere predefinito che mi accompagna, anche perché il genere deve essere al servizio della parola affinché possa esprimersi al meglio. Quindi, pur avendo le mie influenze e le mie preferenze musicali, mi piace sorprendermi e scoprire che posso urlare o sospirare e attingere a generi che meglio accompagnano un testo che voglio appunto urlare o sospirare. Scrivere deve essere un continuo viaggio, una continua ricerca. Mi piace sentirmi una parete bianca che può essere colorata e scarabocchiata. Sono anche molto fortunato perché ho intorno musicisti e arrangiatori di tutto rispetto e in grado di interpretare le mie idee che, non essendo io musicista, farei altrimenti fatica a sviluppare.

Uno dei tuoi album più noti “In testa alle classifiche” del 2018, quali temi e argomenti affronta?

Non so se sia un album ‘noto’. In realtà affronto proprio questo argomento, e cioè l’ossessione per la notorietà e per l’accondiscendenza. Viviamo in un’epoca in cui è più facile scrivere sui social per avere l’approvazione di chi non sa nulla di una storia raccontata in un post anziché provare ad avere un confronto diretto.
È una cosa che riguarda tutti: il politico segue e dice ciò che la gente vuole sentirsi dire; il giornalista è terrorizzato dal raccontare la novità e spesso segue argomenti già popolari e noi artisti non siamo da meno, cerchiamo l’approvazione di pubblico e critica, non considerando che l’arte è mescolanza di genialità e coraggio e che per fare arte bisogna dimenticare l’approvazione di chi ci sta attorno. Come dicevo, “In testa alle classifiche” voleva essere il pretesto per confrontarsi su questo argomento. Pretesto che, ahimè, considerato anche un tour bloccato dalla pandemia di Covid-19, non è stato raccolto. Non mi sorprendo. Quello della musica e un mondo in cui tutti si sentono poco criticabili e la mia era una critica e un’autocritica aperta.

Quali saranno i prossimi concerti che farai e in quali luoghi si svolgeranno?

Da cantautore sto cercando di riprendere, anzi di far partire, il tour teatrale che avevo già organizzato e quindi da settembre spero di essere in tutt’Italia negli stessi luoghi nei quali avevo già programmato lo spettacolo.
Da editore sono perfettamente consapevole che questo è il momento di lottare e far capire che ancora non ci sono le giuste condizioni perché un artista di talento autoproduca il suo spettacolo. Nello spettacolo stiamo sempre ad aspettare bandi e non creiamo le condizioni per fare in modo che si vada avanti da soli.
L’ambiente musicale avrebbe bisogno di attingere molto di più dalla mentalità sportiva. Si trascura troppo e troppo poco si dà la possibilità a un artista di esibirsi davanti a cinquanta o cento persone senza rimetterci. Nello sport, invece, le piccole palestre vengono valorizzate e da lì saltano fuori le medaglie d’oro. Ad oggi la mia priorità è riuscire a trovare un canale per far capire questo, numeri alla mano.

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