Il Museo dell’Acciuga, un piccolo tempio custodito da due fratelli di Bagheria

Bagheria. Una piccola cittadina siciliana nota per alcuni monumenti iconici come Villa Patagonia, conosciuta anche come villa dei “Mostri”, che è stata decantata tra i tanti da Goethe e Salvador Dalì, o Villa Cattolica, una massiccia, ma elegante costruzione barocca, che è oggi sede del Museo Renato Guttuso nonché di un’esposizione permanente dedicata all’Arte Cinematografica.
È impossibile non rimanere affascinati dalla sua imponente e maestosa scogliera che lascia vagare lo sguardo nel tripudio di sfumature celesti e acqua limpidissima che è il mare della Sicilia.
I turisti difficilmente ne dimenticano l’arte culinaria strepitosa e i pittoreschi borghi di pescatori come Aspra o Porticello dove il tempo sembra essersi cristallizzato a quando i siciliani erano maestri in tutto il mondo per l’arte marinara.
È questa la sensazione che si prova al Museo dell’Acciuga, consigliatomi da una collega penalista dell’Università di Pavia, che ho avuto l’occasione di visitare durante una breve vacanza in terra sicula.
Come è facile desumere dal nome, il museo racconta la storia di questo piccolo pesce dalla leggenda ai giorni nostri e nasce dalla volontà dei fratelli Girolamo e Michelangelo Balistreri di difendere l’antica arte della pesca e della salagione delle acciughe.
Nella prima parte della visita si possono ammirare le antiche pietre litografiche e le scatole di latta storiche, gli strumenti per la pesca e la conservazione del pesce, fotografie e documenti che raccontano la vita delle antiche aziende siciliane per la lavorazione del pescato.
Per chi si occupa di intellectual property è divertente e interessante scoprire che proprio alla storia delle acciughe è legato uno dei primi casi di marchio decettivo, ovvero il claim “acciughe alla carne salate”, coniato meramente per soddisfare le esigenze puramente semantiche dei consumatori finali del Nord Italia.
Accanto alla storia dell’arte marinara, una tradizione di importanza fondamentale per la storia di noi italiani, emerge un altro aspetto del Museo dell’Acciuga che lo rende una tappa obbligata per chiunque si trovi da queste parti: si tratta di un vero e proprio tempio della legalità che sfida l’immaginario collettivo della città di Bagheria, tristemente nota per alcuni fatti di criminalità organizzata. Michelangelo dipinge una Sicilia di uomini onesti e lavoratori, che fanno della legalità la loro missione e dunque racconta, canta e declama le avventure di Falcone, Borsellino, Giovanni Paolo II, Don Pino Puglisi e Peppino Impastato.
Dal legame del Museo con l’associazione Libera, da sempre in primo piano nella lotta contro la mafia e nella rivalutazione del territorio siciliano precedentemente adibito alla criminalità organizzata, nascono numerosi progetti con vari artisti e scuole superiori limitrofe che sensibilizzano i ragazzi al tema della legalità e li avvicinano alla storia di questa magnifica terra con la riproduzione di film come “Nuovo Cinema Paradiso” o “Baaria”, a cui si può assistere accomodandosi su sedie dedicate ad alcune tra le più influenti personalità siciliane come Sciascia, Verga o Tomasi di Lampedusa.
Proprio per questo motivo, nel cuore del museo si trova la piazza dedicata al Maresciallo dei Carabinieri Filippo Salvi (nativo di Botta di Sedrina – Bergamo) che morì ad Aspra, sul monte Catalfano, il 12 luglio 2007 durante un’operazione dei ROS. Michelangelo, nel suo ruolo di anfitrione e di showman/cantastorie, ci racconta l’avventura di questo eroe e della manifestazione organizzata in suo onore il 12 luglio scorso e lo fa con l’orgoglio di chi conosce il ruolo fondamentale della memoria affinché le piccole acciughe possano unite vincere contro i pescecani.
Si tratta di un luogo magico per respirare a pieni polmoni l’aria colma di storia, cultura, sapere della terra di Sicilia.
Ringrazio molto la mia collega per avermi indicato questa tappa imperdibile!

2 pensieri su “Il Museo dell’Acciuga, un piccolo tempio custodito da due fratelli di Bagheria

  1. Daniela Novelli dice:

    Condivido il pensiero della Professoressa Ferrari; ho visitato recentemente questi luoghi che definisco « magici » e di grande impatto emotivo. Mi associo ai ringraziamenti per la Professoressa Vergine e per il marito Dottor Moio, che mi hanno guidata, con grandissima competenza, alla scoperta di luoghi che sempre rimarranno nel mio cuore e nella mente.

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