Milano. Dal 6 al 18 maggio Piero Maccarinelli porta al Piccolo, al Teatro Grassi, “Il caso Kaufmann”, trasposizione teatrale del romanzo di Giovanni Grasso, ispirato a una storia vera nella Germania nazista. Protagonista Franco Branciaroli, nei panni di un anziano uomo ebreo, legato da un sentimento proibito a una giovane donna “ariana”.
È il 1941, in una cella di massima sicurezza del carcere di Stadelheim a Monaco di Baviera. Sono le ultime ore di Leo Kaufmann, condannato a morte per aver commesso il reato di “inquinamento razziale”. Nonostante si sia sempre dichiarato innocente, la corte ha infatti stabilito l’esistenza di una relazione di carattere sessuale tra l’anziano ebreo e la donna “ariana”, poco più che ventenne, Irene Seidel. Giunto alla vigilia dell’esecuzione, il prigioniero chiede di poter vedere il cappellano. Non per una conversione in punto di morte, ma per far recapitare un ultimo messaggio alla donna. Davanti al prete cattolico, nelle angoscianti ore prima della fine, Kaufmann ripercorrerà la sua drammatica vicenda, terribile scontro tra odio e giustizia.
Ispirato a una storia vera, quella di Leo Katzenberger e Irene Seidel, “Il caso Kaufmann” è la trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo di Giovanni Grasso, vincitore di molti riconoscimenti, tra cui il Premio Cortina d’Ampezzo per la narrativa italiana e il Premio Capalbio per il romanzo storico.
«Quello che mi affascina del testo di Giovanni Grasso – commenta il regista Piero Maccarinelli – è proprio l’iniziale indifferenza e poi la demenziale insensatezza della costruzione di indizi contro di lui da parte della sua piccola comunità di quartiere. Tutto si svolge infatti in un quartiere di una città di provincia, Norimberga. La costruzione delle prove contro di lui, l’inesorabile incedere della calunnia verso Irene, la speculazione degli indizi abilmente costruiti, procede come nel miglior polar. Parallelamente, i due processi contro Kaufmann testimoniano come le parole possano assumere valori diversi a seconda dell’uso e della contestualizzazione che ne viene fatta. Testimone esterno di tutte le narrazioni è un prete cattolico a cui Kaufmann vorrà ricostruire la sua oggettiva verità. Ma sul plot principale si inseriscono, interagendo, anche dati personali, sentimenti che si confondono fra una posizione paterna e un desiderio inevitabile della bella Irene. Eppure, tutto è affrontato con grande pudore e, insieme, con una inesorabile denuncia della mediocrità della calunnia che porterà all’esecuzione di Kaufmann per disonore razziale. Rappresentare questa storia è per me un piacere e un dovere civile».
Crediti foto: Umberto Favretto.