Brad Mehldau a Napoli in un concerto che dà voce al suo linguaggio intimistico

Napoli. Brad Mehldau, pianista jazz statunitense, si esibirà il 18 marzo in un concerto di piano solo al teatro Bellini di Napoli, nella sua unica data italiana.
Di formazione classica, si avvicina ben presto al jazz dando prova di importanti doti compositive. Secondo il New York Times “Mehldau è il pianista più influente degli ultimi 20 anni”. Noto soprattutto come leader del Brad Mehldau Trio, con il bassista Larry Grenadier e il batterista Jeff Ballard (che ha sostituito Jorge Rossy nel 2005).
A Napoli eseguirà un concerto da solista, lasciando spazio così al linguaggio intimistico che lo contraddistingue nello scenario pianistico contemporaneo. La sua formazione eclettica ha sicuramente influenzato il suo stile: la sua ricerca musicale va dal jazz al romanticismo classico fino al fascino del pop. Il compositore statunitense, infatti, esegue con eleganza e pathos brani di Cole Porter passando per i Radiohead, fino ad arrivare ai The Beatles, i Nirvana, Nick Drake, John Coltrane e i Pink Floyd.
Brad Mehldau ha studiato a New York presso la Nuova Scuola per le Ricerche Sociali, allievo dei pianisti Fred Hersch, Kenny Wermer e del batterista Jimmy Cobb. Proprio Cobb gli offre la prima opportunità di entrare nel mondo dei professionisti, coinvolgendolo nella sua band. Già nel 1994 Mehldau, a soli 24 anni, fonda il suo trio jazz e nel 1995 debutta con un manifesto dei suoi successivi lavori in trio, pubblicando l’album “Introducing”. Nel 1999 realizza “Elegiac Cycle”, un progetto di brani di piano solo che unisce il minimalismo alle sonorità tipiche della musica classica. Nel 2000 pubblica uno dei suoi più noti lavori, in trio, “Places”. Nel 2002, con il disco “Largo”, si affianca ad altri gruppi jazz, senza coinvolgere il solito trio. Con “Live in Tokyo – Solo Piano” torna a pubblicare un album da solista in cui consacra la sua cifra stilistica. Negli anni continua ad avere una prolifica produzione da solista ed in trio e a sviluppare in modo crescente le collaborazioni con altri artisti. In particolare, ha collaborato con Pat Metheny dando vita a due album pubblicati nel 2006 (“Metheny – Mehldau”) e nel 2007 (“Metheny – Mehldau Quartet”). Filo rosso che conduce il suo lavoro è anche la contaminazione: nel 2005, con l’album “Day Is Done” è presente una versione del brano “50 ways to leave your lover” di Paul Simon. Negli anni raccoglie molti premi e riconoscimenti, come ad esempio il Grammy per il miglior disco strumentale nel 2020 e la nomination per i Grammy nel 2022.

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