“Arti e Spettacolo incontra Sanremo”: il racconto di Cheope, l’autore di “Inverno dei fiori” di Michele Bravi

Sanremo. Manca poco all’inizio del 72° Festival della canzone italiana. La rubrica “Arti e Spettacolo incontra Sanremo” è dedicata appunto agli autori dei brani in gara con lo scopo di seguire lo spirito autentico della kermesse.
Aderisce per primo alla nostra iniziativa editoriale Alfredo Rapetti, in arte Cheope, autore del testo del brano “Inverno dei fiori” che sarà interpretato sul palco dell’Ariston da Michele Bravi.

Maestro, come nasce “Inverno dei fiori” e più in generale questo progetto artistico?
Il brano è figlio della collaborazione con Federica Abbate, con la quale lavoro molto, Raige, Katoo e lo stesso Michele Bravi: siamo un gruppo di artisti tra i quali c’è stima reciproca e volevamo qualcosa di speciale. Quando abbiamo deciso di provare a portare una canzone a Sanremo abbiamo scelto di costruire un pezzo che riflettesse lo stato d’animo, credo, di tutti in questo momento storico mettendoci allo stesso tempo speranza.
Con Michele in particolare è una collaborazione consolidatasi nel tempo: Michele ha la capacità di cantare parole importanti.
A mio avviso, si tratta di una canzone complessa che ha bisogno di più ascolti ma la grande capacità interpretativa di Michele permette di entrare nel brano. Poi ci sono anche delle parti liriche che ben si prestano all’accompagnamento dell’orchestra.

Lei ha partecipato più volte al Festival di Sanremo con canzoni per Laura Pausini, Francesca Michielin, Giovanni Caccamo e lo stesso Michele Bravi con “Il diario degli errori”: alla luce della sua esperienza, al di là della gara, per un autore qual è la vittoria a Sanremo.
A mio avviso, la vittoria consiste nel portare un pezzo in cui si crede: un brano che sia rappresentativo da un punto di vista artistico e, in qualche modo, di cui andare orgogliosi.

Com’è nata l’idea di portare un brano a Sanremo e quali difficoltà deve affrontare un autore?
Naturalmente Sanremo è un’occasione che offre molta visibilità e, soprattutto a causa della pandemia, in taluni casi la scelta di partecipare può dipendere anche da esigenze di marketing. Poi la decisione finale spetta al direttore artistico in base a quello che piace e al “cast” sanremese da perfezionare.
In effetti, rispetto ad altri artisti con i quali abbiamo provato ad arrivare all’Ariston, la partecipazione di Michele Bravi è stata un po’ inaspettata ma meritatissima e questo testimonia come non esista più il pezzo “alla Sanremo”. Ormai, a mio avviso, la scelta di inviare un brano per il Festival non incide sull’aspetto creativo. Nello specifico, infatti, la parte letteraria di “Inverno dei fiori” non è condizionata da Sanremo.

Quando si scrive un pezzo, come si coniuga la tecnica con il pop?
Secondo me, la canzone deve essere chiara e fondarsi su un concetto primario forte. Se possibile, poi, cerco sempre di stupirmi e di portare a termine un lavoro che mi dia soddisfazione.

Ha una regola basilare che segue nei suoi brani?
A mio avviso bisogna sempre scrivere con sincerità, dando il meglio su ogni pezzo per poi esserne fieri. Ogni brano ha una sua storia: occorre trovare la chiave per raccontare qualcosa di diverso da quello che si è già raccontato. Personalmente mi concentro su un aspetto nuovo anche di un sentimento che ho già raccontato, ovvero mi soffermo su una diversa sfumatura per trovare un nuovo modo di esprimermi.
Da questo punto di vista, nel nostro mestiere si riparte sempre da zero perché puoi costantemente esplorare nuovi territori. Naturalmente, allo stesso tempo non si può perdere coerenza con il linguaggio artistico.

Lei è anche pittore: nel 2019 ha ricevuto il premio alla carriera SIEDAS con il Maestro Michelangelo Pistoletto. Ci racconta quest’altro suo lato artistico?
Mi piacciono le nuove sfide: cerco sempre nuove forme per esprimermi, non solo con le parole ma mi interessano altre manifestazioni artistiche come ad esempio nel campo del design, della pittura. Certo, deve trattarsi di sfide vicine alle mie competenze: anche come pittore ho studiato diversi anni, nulla si improvvisa.

E ha mai pensato di unire i due mondi artistici?
In verità, dipingo parole: quindi il collegamento tra pittura e musica già è presente. Non credo sia opportuno unire i due mondi: il pop ha una comunicazione diretta; diversamente la pittura si rivolge ad un pubblico più allenato “a frequentarla”.

Per concludere, quali sono i suoi prossimi progetti?
Sto lavorando con Eros Ramazzotti e Laura Pausini. Secondo la mia esperienza, ogni progetto artistico che ha dei risultati è una conseguenza del lavoro: se c’è il lavoro, ci sarà sempre qualcuno che si emozionerà. Poi per il riconoscimento artistico bisogna anche coltivare l’autocritica.

Ringraziamo Cheope che ci ha regalato tanti spunti artistici in questa prima pagina della rubrica.

Crediti foto Stefano Ferrante.

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