Al via la 20esima edizione del festival “vicino/lontano”: oltre 100 appuntamenti tra lectio, mostre e spettacoli

Udine. È “scarto” la parola-chiave della 20esima edizione del festival “vicino/lontano”, in programma a Udine da mercoledì 7 a domenica 11 maggio, con eventi di anteprima già a partire dal 22 aprile. Oltre 100 gli appuntamenti in programma, tra confronti, incontri, lectio, mostre, spettacoli e proiezioni, che coinvolgeranno più di 200 personalità del mondo delle scienze, della letteratura, dell’arte, dello spettacolo e dell’informazione, per continuare – ancora una volta – a ragionare insieme, affrontando tematiche di urgente attualità che attraversano le vite di ognuno di noi, e che mai come oggi ci disorientano, ci inquietano, ci interrogano. Fra le presenze dell’edizione 2025 di vicino/lontano ci sono Paola Caridi, Tomaso Montanari, Francesca Mannocchi, Anna Foa, Lucio Caracciolo, Raffaele Simone, Helena Janeczek, Daniel Schulz, Manlio Graziano, Marguerite Barankitse, Riccardo Noury, Giada Messetti, Oscar Olivera Foronda, Marco Mondini, Roberta De Monticelli, Aleš Šteger, Fabio Geda, Alessandra Algostino, Wu Ming 1, Franco Farinelli, Espérance Hakuzwimana, Pierpaolo Portinaro, Laura Pepe, Maurizio Carucci, Mattia Ferraresi, Annalisa Metta, Guido Barbujani, Silvana Condemi, Alessandro Aresu, Luciana Castellina, Alex Corlazzoli, Gianluca Costantini, Carlo Cottarelli, Marco Damilano, Anna Maria Giordano, Vittorio Lingiardi, Giorgio Brizio Luisa Morgantini, Simone Pollo, Pier Aldo Rovatti, Marta Serafini, Riccardo Staglianò, Ibitsam Azem.  Ogni anno vicino/lontano sceglie una lente di ingrandimento attraverso cui osservare e indagare la realtà del nostro tempo. «Quando abbiamo scelto “scarto” come chiave di lettura del presente, e dunque come filo conduttore della 21esima edizione del festival – sottolineano i curatori -, mai avremmo immaginato che diventasse così immediatamente e tangibilmente attuale nel suo significato di frattura, svolta, cambiamento, tanto da diventare prevalente su quello più immediato e ovvio di esclusione, emarginazione, rimozione. Viviamo un tempo distopico: uno “scarto” improvviso della storia rimette in gioco il paradigma, la grammatica e perfino il vocabolario cui avevano fatto riferimento le generazioni europee del secondo dopoguerra. In un solo giorno si chiude il ciclo storico della globalizzazione e del libero mercato. La lunga pace occidentale si sta esaurendo: la guerra è di nuovo una possibilità e la parola “riarmo” non è più un tabù. Lo spazio del compromesso politico, della diplomazia e del buon senso è disabitato da un potere che non conosce vincoli di responsabilità. Conta solo la legge del più forte. È il tempo del bullismo esibito in diretta. I nuovi despoti – in una inedita formidabile saldatura tra potere politico, potere economico e potere tecnologico – rovesciano nel giro di un’ora il sistema di alleanze che teneva in equilibrio il mondo. Le democrazie sono deboli e in crisi ovunque: i diritti, il diritto, la scienza, la cultura, i saperi, l’informazione sono sotto attacco. E il principio stesso di realtà è sovvertito e contraddetto. In questa tempesta di clamorose giravolte è difficile orientarsi. Navighiamo a vista in un oceano di instabilità. Siamo spaventati, destabilizzati dall’incertezza, in ansia per il futuro. E intanto, ciò che più direttamente condiziona le nostre vite – il welfare in declino, la sanità al collasso, l’istruzione pubblica in sofferenza, il rischio di scivolare nella povertà – subisce un silenzioso processo di rimozione dal discorso pubblico.  Vicino/lontano ancora una volta si interroga sulle conseguenze che questi squilibri producono su chi non ha le risorse per difendersi: le vittime, gli ultimi, gli “scarti”. Nella convinzione che questo sia il compito di chi non ha rinunciato a coltivare l’etica della ragione. E soprattutto l’inquietudine e l’insoddisfazione di un pensiero che vuole “capire”, o almeno provarci».

 

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