Napoli. Al teatro Mercadante di Napoli, giovedì 19 dicembre, il premio oscar Nicola Piovani ha concluso la stagione 2019 dell’Associazione Alessandro Scarlatti con lo spettacolo “La musica è pericolosa”, titolo dell’omonimo libro autobiografico del 2014, edito da Rizzoli, che richiama una frase che ripeteva Federico Fellini riferendosi al potere della musica di sconvolgere pericolosamente l’anima. Non importa se sia musica colta o pop, perché le note toccano le corde del cuore facendo riemergere emozioni profonde.
Sono state dunque ripercorse le tappe del libro arricchite di molteplici aneddoti della vita di un grande che ha vissuto tra i grandi, aneddoti condivisi con generosità con il suo pubblico: è stato un dietro le quinte della vita di un artista fatta di collaborazioni con Gassman, Fellini, Monicelli, De André e, naturalmente, Benigni. In particolare con Roberto Benigni e Vincenzo Cerami Piovani ha scritto “Quanto t’ho amato”, canzone che termina con un verso dello stesso Piovani dal forte impatto che i due parolieri hanno sportivamente accolto, ovvero “Nell’amor le parole non contano, conta la musica”.
Il maestro ha alternato parti musicali con l’accompagnamento dell’ensemble a racconti esplicativi della nascita delle opere o delle canzoni, come quelle composte con De André in “Storia di un impiegato”.
Si è trattato di un eccellente ed insolito tributo alla Musica da parte di chi l’ha studiata con costanza lavorandoci per tutta la vita.
Musica elegante a cui si sono affiancate con equilibrio storie che hanno suscitato l’ilarità del pubblico ed osservazioni quasi didattiche del compositore. D’altronde Piovani è un artista che nel teatro crede molto perché, come ama ripetere, “Il teatro è linguaggio del futuro”. Ha sottolineato poi l’invasione della musica “passiva”, ovvero quella che soggetti terzi scelgono per l’ascoltatore, come ad esempio quella che fa da “tappetino” nei negozi ed ha assimilato provocatoriamente i danni della musica passiva a quelli del fumo passivo.
Il compositore si è anche dichiarato un appassionato degli incontri con la Bellezza fin dalla giovinezza: il Bello non edonistico e non consumistico caratterizzante, al contrario, il nostro tempo; il Bello che cambia l’anima e che passa attraverso l’opera d’arte qualunque sia la forma che assume (scultura, pittura, musica). Il Bello che dona al pubblico quelle emozioni forti tipiche degli amori adolescenziali secondo Piovani: con ciò però il maestro non intende dire che le emozioni più profonde possano derivare solo sentimento dell’amore, ma anche dall’incontro con il Bello veicolato dall’Arte.
Più volte è stato evidenziato il fascino dell’artista verso la capacità che ha l’arte, e in particolare la musica, di turbare le persone: un mistero le cui ragioni non sono spiegabili con l’intelletto ma al più se ne possono individuare gli effetti.
Un messaggio così nobile e di spiccata sensibilità non poteva che portare alla conclusione del concerto con la dolcissima Suite de “La vita è bella” con “Buongiorno principessa” e appunto “La vita è bella”, accompagnata dal verso di Piovani proiettato sullo sfondo alla scena: “Nell’amor le parole non contano, conta la musica”.